Dieta istriana flop al voto, Paus si dimette. A Fiume socialdemocratici ko

Il leader del partito regionalista, fuori dal ballottaggio, lascia. Il sindaco di Parenzo Persuric in pole per prenderne il posto

Valmer Cusma
Dalibor Paus
Dalibor Paus

A conti fatti in regione, è la Dieta democratica istriana (Ddi) il maggior perdente alle elezioni amministrative di domenica scorsa tanto che il leader Dalibor Paus ha immediatamente rassegnato le dimissioni dopo la pubblicazione dei primi risultati provvisori del voto.

Paus non è riuscito a passare al ballottaggio per la carica di governatore dell’Istria cui aspirava, piazzandosi al terzo posto dietro Sanja Radolović del Partito socialdemocratico (Sdp) e l’indipendente Boris Miletić. Inoltre la Ddi non è riuscita a riconquistare Pola dopo la debacle del 2021 e come se non bastasse ha perso pure ad Albona, un tempo una delle sue roccaforti.

Unica piccola consolazione, la riconquista del potere a Dignano. Alle elezioni politiche del luglio scorso, i deputati al Sabor della Ddi da 3 erano scesi a 2, un flop che per molti tesserati era attribuibile proprio all’incapacità del leader dietino. Dopo 3 anni dunque Dalibor Paus che comunque è deputato al Sabor, lascia il timone del partito regionalista istriano che dagli ultimi cicli elettorali esce regolarmente con le ossa rotte. Nel 2022 era stato eletto presidente dello schieramento al posto di Boris Miletić uscito dal partito in quanto coinvolto in una vicenda di sondaggi elettorali manomessi, proprio con il compito di risollevarne le sorti. Cosa che evidentemente non è riuscito a fare.

Chi prenderà il suo posto? Al momento viene fatto il nome di Loris Peršurić, sindaco di Parenzo e deputato al Sabor, ritenuto uno dei pochissimi in grado di ridare dignità e lustro al partito che agli albori della Croazia come stato sovrano e indipendente stravinceva in Istria conquistando oltre il 70 per cento dei consensi.

Il punto programmatico che maggiormente aveva acceso l’amore degli istriani nei suoi confronti dopo decenni di rigore comunista, era la battaglia per l’Istria regione autonoma. Un obiettivo però che con l’andar del tempo è stato sempre più messo da parte per tutta una serie di fattori. Sarà ora interessante vedere se al ballottaggio per la carica di governatore la Ddi appoggerà il suo ex leader Miletić da tempo sostenuto da diversi dietini in rotta di collisione con l’attuale leadership dietina, oppure Sanja Radolović.

Il caso a Fiume

Per la città di San Vito è stato un cambiamento epocale. Le elezioni amministrative di domenica hanno sancito l’uscita di scena – parliamo delle posizioni di vertice – del Partito socialdemocratico, che a Fiume era rimasto al potere dal 1990, anno delle prime elezioni libere e pluripartitiche in Croazia.

Questo schieramento di centrosinistra, non va dimenticato, era ed è l’erede della Lega dei Comunisti, che aveva governato a Fiume e in tutta l’ex Jugoslavia dal 1945. È stata Iva Rinčić, nata a Fiume nel 1975, a far mangiare polvere ai socialdemocratici, già fiaccati da lotte intestine. Docente ordinaria all’Ateneo di Fiume, dove dirige la Cattedra di Sanità pubblica, insegnando bioetica e umanesimo medico, Rinčić è stata alla testa della coalizione centrista e regionalista composta da Azione Giovani, Unione del Quarnero, Centro, Fokus, Partito croato dei pensionati e Alternativa 101.

Questa alleanza, nella battaglia per il consiglio municipale, ha centrato il 33,72% dei consensi, con i socialdemocratici secondi (20,44%) e gli accadizetiani (17%) terzi. Per la carica di sindaco, Rinčić ha spiazzato tutti, forse anche sé stessa, venendo fatta segno del 41,07% dei voti. Al ballottaggio di domenica 1° giugno, quella che viene considerata la maggiore sorpresa del voto amministrativo in Croazia, affronterà il sindaco uscente Marko Filipović (18,88%).

Come ben noto, Filipović era stato silurato dalla sua formazione socialdemocratica, che gli aveva preferitola sua stretta collaboratrice, la vice sindaca Sandra Krpan. Quest’ultima si è arenata con il 15,46% dei favori. Secondo gli addetti ai lavori, a determinare la sconfitta dei socialdemocratici è stato l’ex sindaco fiumano Vojko Obersnel, definito l’eminenza grigia del partito e che avrebbe determinato il ribaltone contro Filipović e a favore della Krpan. Ha avuto torto.

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