Accessi abusivi all’anagrafe tributaria In due nei guai

Lavoravano “in proprio” all’Agenzia delle entrate. Lo facevano utilizzando il computer collegato alla rete dati dell’anagrafe tributaria nazionale per verificare le posizioni fiscali di amici e...

Lavoravano “in proprio” all’Agenzia delle entrate. Lo facevano utilizzando il computer collegato alla rete dati dell’anagrafe tributaria nazionale per verificare le posizioni fiscali di amici e conoscenti.

Si chiamano Giovanni Galletta, 55 anni, e Angela Longallo, 64 anni. Sono finiti nei guai per aver effettuato un rilevante numero di interrogazioni ritenute di natura personale.

Per entrambi il pm Federico Frezza ha chiesto il rinvio a giudizio. Compariranno domani davanti al gip Laura Barresi. Sono rispettivamente difesi dagli avvocati Antonio Regazzo e Paolo Codiglia.

In particolare Giovanni Galletta è chiamato a rispondere di ben diciassette interrogazioni relative a vari soggetti residenti in provincia di Messina effettuate tra gennaio e ottobre 2013. Tra le tante quella relativa alla persona che - questo emerge dagli atti - in quel periodo aveva comprato dallo stesso Galletta un’abitazione di sua proprietà nella zona tra contrada Sorba e villaggio Bordonaro.

Non solo: dai controlli risultano altri 98 accessi abusivi relativi ad altre persone abitanti sempre a Messina nella stessa zona in cui il dipendente delle Entrate possedeva la casa che poi aveva venduto.

Angela Longallo invece è accusata di aver effettuato varie interrogazioni relative al collega Galletta e alla moglie Maria Antonietta Rainone. Accessi anche questi che sono stati ritenuti dal pm Frezza non pertinenti ai compiti assegnati. Da qui appunto la richiesta di rinvio a giudizio.

Nel fascicolo compare anche il nome di una terza dipendente dell’Agenzia delle entrate di Trieste. Si chiama Aurora Di Stefano. Emerge che ha effettuato solo un accesso e che le ragioni adottate di curiosità nei confronti di amici sono apparse plausibili da parte degli inquirenti. Pertanto l’episodio è stato definito inoffensivo ed è stata chiesta dal pubblico ministero al giudice Barresi l’archiviazione del procedimento nei suoi confronti.

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