Alimenti non pagati ai figli Cresce la richiesta di aiuto

Accantonati già 22.600 euro destinati ai casi di madri che non ricevono l’assegno È solo la punta dell’iceberg: ottiene i fondi pubblici solo chi denuncia l’ex coniuge
Di Laura Blasich

Le separazioni non sono mai indolori, ma in alcuni casi lo sono un po’ di più. Soprattutto quando ci sono dei figli in ballo e uno dei due ex componenti della coppia non versa quanto stabilito dal giudice. A Monfalcone ad avere difficoltà a ottenere quanto dovuto per i figli sono le donne, almeno a vedere i dati relativi ai contributi richiesti e concessi dal Comune in base alla misura regionale di sostegno economico, prevista dalla legge regionale numero 11 del 7 luglio 2006, nei casi in cui il genitore obbligato non versi le somme destinate al mantenimento dei minori nei termini e alle condizioni stabilite dall’autorità giudiziaria.

Al momento le aventi diritto sono 9 per 13 minori coinvolti, ma il numero era più elevato, perché 4 beneficiarie sono uscite dalla misura al raggiungimento della maggiore età da parte dei figli, 3 sono decadute perché l’ex coniuge ha iniziato a versare l’assegno, una per decesso, una per mancata presentazione dell’Indicatore della situazione economica equivalente. Inoltre 5 richiedenti non sono state ammesse perché avevano presentato una documentazione incompleta. E quella richiesta dalla Regione non si limita in questo caso all’Isee. «Il genitore affidatario, per poter accedere al contributo, deve del resto dimostrare - spiega l’assessore alle Politiche sociali Cristiana Morsolin - di aver sperimentato tutte le strade e gli strumenti a disposizione per recuperare quanto dovuto per il mantenimento dei figli. Quanto emerge dalle richieste presentate ai Servizi sociali è quindi davvero solo la punta dell’iceberg, perché diverse donne mi hanno segnalato l’impossibilità di permettersi un legale o anche la paura di procedere».

Il genitore affidatario deve dimostrare, attraverso l’esperimento infruttuoso di procedure esecutive nei confronti del genitore obbligato, la sua totale impossibilità di provvedere al figlio per mancanza di risorse, oppure perché non è più reperibile. Il genitore affidatario, con un Isee comunque non superiore a 20mila euro, deve inoltre presentare querela per omesso versamento. Se la domanda viene accolta, il genitore affidatario ha diritto a un importo pari al 75% della somma stabilita dall’autorità giudiziaria per il mantenimento del figlio o dei figli minori e, comunque, fino a un massimo di 300 euro mensili per figlio minore. I contributi vengono concessi per un periodo di un anno rinnovabile fino al raggiungimento della maggiore età del minore, qualora permangano i requisiti previsti dalla normativa. A fronte delle domande presentate e dei minori coinvolti, il Comune di Monfalcone in questi anni ha quindi girato alla Regione una richiesta di fondi che è andata dai 24.170 euro del 2011 ai quasi 32.000 del 2013, scesi a 29.424 nel 2014 e a 24.136 nel 2015. Il fabbisogno per il 2016 calcolato in base alle domande finora pervenute è al momento di 22.600 euro.

«La Regione in questi ultimi anni ci ha trasferito tutti i fondi richiesti e necessari ai quali - prosegue l’assessore - hanno accesso anche i genitori affidatari maschi. Finora, però, nessun uomo ha avanzato richiesta di contributo e, ripeto, le domande raccolte rappresentano in ogni caso solo una minima parte del fenomeno. Servirebbe quindi forse un raccordo maggiore tra i servizi e le associazioni che già operano nel territorio per sostenere chi è in difficoltà, aiutare anche a usufruire dei fondi regionali e diminuire un carico di sofferenza che coinvolge anche i figli».

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