Altran: «Prima di tutto la salute dei bambini»
«La classe politica dev’essere molto responsabile e non anteporre visioni solo apparentemente plausibili ai dati di fatto». È l’appello lanciato dal sindaco di Monfalcone, Silvia Altran, in merito alle decisioni della Regione sui “Punti nascita” previsti dalla riforma della Sanità regionale. «La salute dei bambini e quella delle mamme viene prima di tutto – ribadisce il sindaco - e se i dati medico-scientifici sono questi, devono essere presi in assoluta considerazione, senza lasciarci sviare da altre considerazioni. Ciò che tutti dobbiamo fare è aiutare la Direzione regionale a fare le scelte migliori basandosi su ragionamenti oggettivi, non influenzati da emozioni estemporanee. Ai nostri cittadini dobbiamo dare il massimo servizio possibile, razionalizzando allo stesso tempo la spesa, proprio per aumentare l’efficienza». Questo si può fare, ha ricordato il sindaco in più occasioni, solo basandosi su un’analisi seria e precisa dei dati oggettivi. Perciò, continua il sindaco, non saranno accettati “baratti”: «Non voglio neppure sentire il discorso che Monfalcone, avendo già avuto il “Punto nascita”, deve rinunciare ad altro – conclude il sindaco -. Questo non è un “do ut des”, ma una decisione presa sulle basi della migliore funzionalità, e così dev’essere con tutte le prossime azioni, come abbiamo più volte ricordato a proposito delle riorganizzazioni della chirurgia e degli altri servizi».
Sulla questione interviene anche il capogruppo consiliare di “CambiAmo Monfalcone”, Luigi Blasig. «Non si pensi che le posizioni espresse da Gorizia sul “Punto nascita” e sulla sanità in generale, siano quelle condivise dall’intero Isontino. Sono d’accordo - aggiunge Blasig - sull’approccio con il quale la giunta regionale affronta i problemi legati alla riforma, basandosi su criteri oggettivi, dati di attività e rapporti in ordine ai bacini di utenza. Sono altrettando d’accordo a ragionare su un ospedale unico. Ma Monfalcone non fa parte del coro di chi ora piange e difende posizioni oggettivamente indifendibili. Mi chiedo, del resto, che scandalo è se per una volta l’ospedale unico utilizzi la sede cittadina, risultata più efficiente? Quando si è trattato di Pretura, di Giudice di pace, di dogane, Agenzia delle Entrate, Catasto, Apt, ecc., ci siamo sentiti dire che la provincia deve essere unita e che 20 chilometri non possono essere un problema. E ora - obietta Blasig rivolgendosi ai dirigenti politici goriziani - ci si vergogna forse di nascere a Monfalcone e di farli loro (i goriziani, ndr) quei 20 chilometri?». Blasig si chiede: «L’argomento finora più speso in ordine a Gorizia città capoluogo di provincia, ha ancora senso?». Quanto alle asserite “compensazioni”, il rappresentante di “CambiAmo” osserva: «Mi pare che in questi anni Monfalcone, città industriale che tiene in piedi l’economia della provincia, abbia assistito a compensazioni anticipate da parte della Camera di commercio di Gorizia, con un diluvio di denaro pubblico, tra aule universitarie, conference center inutilizzati, auditorium e palazzi vari, senza, per inciso, aver investito un euro nel Polo intermodale di Ronchi. Tutti soldi sottratti a interventi potenzialmente ben più significativi. Si parla poi delle università–doppione di Trieste e Udine, ma che dire delle università distaccate e duplicate a Gorizia?».
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