Amianto, chiesto il sequestro dei beni

Vedova e figlia di un ex cantierino morto vogliono che a rispondere in solido (350mila euro) siano gli ex dirigenti del cantiere
Di Franco Femia
Bumbaca Gorizia 26.04.2010 Maxi processo amianto - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 26.04.2010 Maxi processo amianto - Foto di Pierluigi Bumbaca

Il terzo filone dell’inchiesta sulle morti di amianto dei lavoratori del cantiere navale di Panzano è arrivato dinanzi al giudice delle udienze preliminare del tribunale di Gorizia. Con una sorpresa. La vedova e la figlia di un cantierino deceduto, costituitesi parte civile con l’assistenza dell’avvocato Riccardo Cattarini, hanno chiesto il sequestro conservativo su beni mobili e immobili, nonchè sui crediti e su ogni altra utile fonte di garanzia, dei 13 ex dirigenti dell’Italcantieri imputati di omicidio colposo per un valore fino a 350mila euro. Questo a tutela dei crediti risarcitori nel caso il tribunale condanni gli imputati al risarcimento dei danni. Il sequestro conservativo viene richiesto nei confronti di Giorgio Tupini, Vittorio Fanfani, Enrico Bocchini, Corrado Antonini, Manlio Lippi, Antonio Zappi, Cesare Casini, Italo Massenti, Aldo La Gioia, Glauco Noulian, Roberto Schivi, Livio Alfredo Minozzi e Mario Abbona.

È la prima volta, nei diversi processi per le morti da amianto che si celebrano al tribunale goriziano, che una parte civile chiede il sequestro conservativo dei beni degli imputati. Negli altri procedimenti le parti civili si erano limitate a chiedere, e a ottenere, la citazione a giudizio della Fincantieri quale responsabile civile proprio per garantire il pagamento dei risarcimenti. A dire il vero anche in questo processo amianto-ter le parti civili - 40 i familiari che si sono costituiti oltre all’Associazione esposti amianto e alla Fiom Cgil - hanno chiesto la citazione a giudizio della Fincantieri, ma l’avvocato Cattarini è andato oltre. Una decisione presa a tutela dei propri assistiti nel timore che, difronte a un impegno risarcitorio che si deve presumere ingentissimo - parliamo di centinaia di vittime - i patrimoni degli imputati non siano in grado alla fine di coprire tutte le richieste risarcitorie. E per l’avvocato Cattarini «la Fincantieri non pare disporre di un piano organico per provvedere ai risarcimenti e non ha a questo titolo riservato somme in bilancio o lo ha fatto in modo assolutamente insufficiente». Secondo una recente sentenza del giudice del lavoro di Gorizia il risarcimento per ogni superstite di una vittima dell’amianto è di almeno di 120mila euro.

Una richiesta quella di Cattarini che tra gli avvocati degli imputati, e tra questi ci sono Borgna, Pagano e Cassiani che hanno già partecipato nel collegio di difesa del primo processo, ha sollevato non poche perplessità. Legali che hanno chiesto anche i termini per valutare meglio le domande di costituzione di parte civile. Su tutte queste richieste il gup Rossella Miele si è riservata una decisione e ha aggiornato l’udienza al prossimo 8 luglio quando si può prevedere ci saranno ancora spazi per eventuali istanze istruttorie che saranno avanzate dalle parti prima di arrivare a una decisione sul rinvio a giudizio chiesto dal pubblico ministero Valentina Bossi.

Oltre ai 13 dirigenti dell’ex Italcantieri la richiesta di rinvio a giudizio riguarda pure quattro responsabili di ditte esterne che lavoravano all’interno del cantiere. Questo filone di inchiesta riguarda la morte di 42 lavoratori avvenuta tra il 2006 e il 2009.

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