Antenne a Chiampore, il Comune non si arrende

MGIIA. «Valuteremo se esistono i presupposti per un possibile ricorso alla Corta Europea”. Toni perentori quelli utilizzati dal sindaco di Muggia Nerio Nesladek contro la sentenza del Consiglio di Stato sul caso antenne. In questi giorni infatti il Comune ha perso il ricorso contro il traliccio della Dcp, zona Chiampore. Una sconfitta che però secondo l'amministrazione comunale rilancia nuovi scenari per la futura delocalizzazione dei tralicci. «Riteniamo assolutamente incompatibile l'installazione dell'antenna della Dcp - ha evidenziato Nesladek - ed interverremo dunque ricorrendo a tutte le procedure che la legge prevede, valutando sia eventuali interferenze dei segnali nella Repubblica di Slovenia, sia se esistono i presupposti per un possibile ricorso alla Corte Europea». Nel frattempo, a questo traliccio non verrà concessa alcuna altra installazione se non quelle approvate nel progetto originario.
Dopo la sentenza del Tar avversa al Comune per l'antenna di Fimedia, qual è il futuro di quel manufatto? «Sul fronte Finmedia la ristrutturazione del traliccio, a pochi metri da quello Dcp è già stata revocata anche in virtù della potestà che il Consiglio di Stato ha riconosciuto al Comune di Muggia proprio con la sentenza sulla Dcp», replica il primo cittadino. Insomma, sulle antenne il Comune prosegue la sua guerra santa. A tale proposito dal Municipio è stato evidenziato come a Chiampore tre antenne sono protagoniste di altrettante ordinanze per la loro demolizione. In questi giorni è stata avviata ufficialmente una “ricerca di mercato per operatori interessati alla demolizione di alcuni tralicci per radiocomunicazioni ed annessi realizzati in assenza delle prescritte autorizzazioni e preventivo di spesa, per conto del Comune di Muggia” con spese da recuperare a carico dei proprietari inadempienti. A tutti è concesso un termine di novanta giorni per la demolizione: una proroga verrà ammessa solo in presenza di un piano di delocalizzazione. Nesladek ha poi analizzato la questione della discussa antenna posta sul Monte Castellier che, come da accordo liberamente sottoscritto da tutte le parti, dovrà essere tassativamente spostata in altro sito entro 18 mesi dalla sua messa in esercizio. «Il manufatto sarà allontanato dal paese ancora di più - ha promesso il sindaco - considerando che già l’attuale localizzazione ha non solo i requisiti di sicurezza previsti in Italia ma che addirittura non saranno tollerate emissioni superiori a quelle che l’Europa considera nel principio di precauzione e che l’accordo sullo spostamento esiste già firmato con la garanzia dell’avvocatura dello Stato». Il Comune considera la delocalizzazione delle antenne un compito prioritario dell’amministrazione per la tutela del diritto alla salute anche contro potenti lobby quali quelle radiotelevisive, tenendo anche conto delle indicazioni dell'Arpa (che, sollecitata dal Comune perché si attivi per valutare esattamente il grado di inquinamento a Chiampore con lo scopo di eliminarlo, ha affermato che se prima non si regolarizzano tutti gli abusivi non sarà possibile riportare a livelli di legge le emissioni a Chiampore).
«Contiamo di lavorare insieme ai cittadini sicuri che tutti capiranno che è un problema di tutta la città - ha sottolineato Nesladek - e speriamo di farlo in un clima il più sereno possibile, certamente stigmatizzando i fenomeni di intolleranza e intimidazione che individui isolati hanno portato avanti negli scorsi mesi nella comunità di Santa Barbara». Chiara la posizione del primo cittadino, dunque, che ha altresì espresso la propria volontà di aprire un tavolo regionale per parlare di “inquinamento elettromagnetico” coinvolgendo anche la realtà di Conconello. Infine l'assessore all'Ambiente, Fabio Longo: «Non ci fermeremo perché la tutela della salute dei cittadini è prioritaria. Siamo stati i primi ad affrontare il problema ed a conseguire risultati, e continueremo su questa strada ricorrendo a tutte le procedure che la legge prevede».
Riccardo Tosques
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