Appello di una madre: «Fate curare mia figlia»
CORMONS. «Mia figlia deve poter restare nella struttura dove è attualmente seguita in modo impeccabile». È accalorata la protesta della cormonese Ambra Ambrosi: la figlia ventitreenne Selvaggia soffre di una forma di disabilità psicotica secondaria, un disturbo che da anni viene seguito con "ottimi risultati", come sottolinea la mamma, dai responsabili del centro diurno "I Girasoli" di Monrupino. Una struttura altamente specializzata in questo tipo di problematiche, dove Selvaggia si reca da ormai 5 anni. «E i suoi passi in avanti in questo lasso di tempo sono sotto gli occhi di tutti» sottolinea la signora Ambra. Dal prossimo 1° luglio, però, Selvaggia rischia di lasciare la struttura triestina. Il motivo è la riorganizzazione del settore pubblico assistenziale. Per evitare che la figlia sia costretta a interrompere il percorso che ha intrapreso in questi anni, la signora Ambra si è rivolta all'associazione Geco (Genitori Consapevoli), ed è il presidente Gabriele Grudina a illustrare nel dettaglio la specifica situazione: «Sinora a pagare la retta della struttura di Monrupino è stata l'Ass di Gorizia - evidenzia Grudina - che però ora ha chiesto il rientro dei casi come quello di Selvaggia in strutture locali come il Cisi, dove la retta sarebbe sì in compartecipazione con la Regione e dunque una spesa minore per l'Ass, ma per il contribuente sarebbe un costo maggiore: dai 1880 euro mensili de "I Girasoli" si passerebbe a circa 2mila euro. Dunque il risparmio non ci sarebbe neppure». La signora Ambrosi aggiunge: "Premesso che il Cisi è una buona struttura, non ha però le stesse specificità de "I Girasoli": la ginnastica euritmica, fondamentale per Selvaggia, non c'è. Deve esserci data la libertà di scelta: nelle altre province, ad esempio, si possono scegliere progetti personalizzati, qui nell'Isontino no». La signora Ambrosi si rivolge poi al Comune: "Potrebbe dare il nullaosta per il mantenimento di Selvaggia a Monrupino, ma non l'ha fatto. In altri casi il via libera è stato dato: perché a mia figlia no?». (m.f.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo








