Arcon: «Aspettiamo iniziative dei privati»

Il sindaco di Nova Gorica: «I Comuni hanno precisi limiti». Romoli: «Non è facile portarci la gente»

«La gente deve andare spontaneamente, non la si può portare a forza». In merito al piazzale della Transalpina, il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ha una posizione che si potrebbe definire darwiniana. Sopravvive chi è capace di adattarsi. È la selezione naturale. «Il problema, l’ho detto più volte, è che le due città sono sfalsate e la Transalpina è eccentrica rispetto a tutto. È per questo che lì non si organizzano grandi cose», dice. Coordinare le amministrazioni di due Stati differenti non è certo facile, ma a chi sostiene che Romoli abbia un atteggiamento di chiusura preventiva nei confronti della piazza perché a realizzarla è stata nel 2004 la giunta di centrosinistra guidata da Vittorio Brancati, il sindaco (indirettamente) risponde: «Quest’anno si sono svolte delle manifestazioni: l’ultima il 30 aprile per l’anniversario dell’ingresso della Slovenia nell’Unione europea. Comunque, non è che da parte slovena facciano molto più di noi. Certo è che se ci fosse il ristorante, nell’area ci sarebbe un maggior movimento».

Sul fronte opposto del confine, il primo cittadino di Nova Gorica, Matej Arcon, osserva: «Questo spazio unisce due città e due Stati. Dal punto di vista turistico è sicuramente attrattivo; per le manifestazioni, però, tutti aspettano che a organizzare qualcosa siano i Comuni. Noi ci aspettiamo, invece, iniziative private. Siamo sempre disposti ad aiutare chi organizza eventi che uniscono. Sicuramente, la piazza avrà un maggior valore quando saranno realizzate le piste ciclopedonali che, dalla Erjavceva, porteranno verso Salcano. Sarà un punto dove vendere la storia». Da circa un anno, alle fotografie di Pierluigi Bumbaca e Leo Caharija legate alla recinzione che per decenni ha diviso le due comunità, si è aggiunto un totem del progetto “Pot Miru” con l’indicazione dei luoghi storici dell’Isontino. «Finché consideriamo la Transalpina marginale alle due città, non ci siamo», tuona Mara Cernic. La vicepresidente della Provincia vede la piazza come il cuore del Goriziano. «È innegabile il fascino che ha: è il simbolo della città e dell’Europa allargata, ma ritengo abbia anche una prospettiva di sviluppo. Nella conformazione urbana è pensata ancora come periferia, quando invece potrebbe essere il centro delle due città. Non è una bella cosa che sia usata solo come posteggio. È sulla direttrice della pista ciclabile dell’Isonzo: sarà presto un punto turistico importante. Noi l’abbiamo inserita negli itinerari delle ciclovie. Si trova all’ingresso naturale della Valle dell’Isonzo e di Gorizia. L’albergo ha un grandissimo potenziale. Ci vogliono però imprenditori che abbiano interesse ad investire. s.b.

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