Arnez: «Era ora che si facesse un progetto per cambiare»
«Finalmente qualcuno in questa piccola regione con poco più di 1 milione di abitanti ha deciso di razionalizzare il sistema sanitario in modo organico, speriamo che i clinici che hanno già esperienza di collaborazione ospedale-territorio vengano coinvolti nel processo, solo in questo caso si riusciranno a dare risposte adeguate per il bene dei cittadini». Favorevole senza dubbi alla riforma sanitaria è Zoran Arnez, direttore di Chirurgia plastica, che aggiunge: «Le malattie complesse hanno bisogno di ospedale con alti livelli di prestazione e apparecchiature speciali. Tutto il resto è giusto che sia curato negli “ospedali di rete”».
Il direttore di Otorinolaringoiatria Giancarlo Tirelli al contrario sospira: «Non siamo molto informati, mi auguro di poter almeno continuare ad avere opportunità e mezzi per far fronte alle patologie dei triestini. Avrei un grosso dispiacere a dover constatare che pazienti perfettamente curabili qui non possono continuare a farlo, specie perché sono riuscito a contenere le “fughe”: da 450 interventi di tre anni fa, l’anno scorso sono passato a 830. Sono “animale di sala operatoria”, se fondendo sanità ospedaliera e territoriale mi lasciano organici e sala, va già bene. Il mio timore - conclude Tirelli - è che la riforma sia legata alla grande crisi che attraversa il paese. Da tecnico, se è questo che prevale, prevedo cambiamenti...».
Dal fronte caldo dei reparti di Medicina una speranza piuttosto che un timore è nei pensieri di Gianni Biolo, a capo di Clinica medica: «Il coordinamento crescente tra ospedale e territorio - afferma - l’aspettiamo da tempo, e sarà ottima cosa anche per la didattica, per i nostri specializzandi in Medicina interna. Per il resto, restiamo fiduciosi che la Regione scelga per il meglio. Siamo servitori dello Stato, e non dico di più». (g. z.)
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