Arsia, torna l’agricoltura con i canali d’irrigazione

Recuperati dopo anni di abbandono terreni e corsi d’acqua fatti costruire in epoca fascista: patto fra sindaco e produttori per il rilancio dell’attività

ALBONA. La cittadina di Arsia è sicuramente la testimonianza più evidente del regime fascista in Istria: fu costruita in un anno e mezzo in base al progetto dello studio Pulitzer di Trieste e inaugurata il 4 novembre 1937. Era la prima città a carattere minerario in queste terre, ideata per accogliere le famiglie dei minatori impiegati nello sfruttamento dei vicini pozzi. Sorse in una zona da poco bonificata con la regolamentazione del torrente Carpano e il prosciugamento del lago omonimo. Non solo: il regime dell'epoca fece costruire circa 60 chilometri di canali d'irrigazione lungo la vicina vallata dell'Arsa, un corso d'acqua lungo 50 chilometri a carattere torrentizio, che ovviamente dovevano servire a scopo agricolo.

Con l'avvento della Jugoslavia per questi canali iniziò inspiegabilmente una lunga fase di declino e di trascuratezza, condizioni valevoli anche per le fertili superfici agricole. Negli ultimi tempi però qualcuno su è resto conto dell’enorme potenziale rimasto inutilizzato: si tratta di alcuni produttori agricoli istriani interessati all'affitto degli immobili, e del sindaco di Arsia Glorija Paliska Bolterstein che ha risolto le relative pratiche burocratiche e amministrative a Zagabria, essendo la vallata dell'Arsa di proprietà statale. «Grazie alla disponibilità che ho incontrato al ministero dell'agricoltura, all'Agenzia per le terre coltivabili e all'Azienda idrica di stato - spiega il sindaco - siamo riusciti a bandire il concorso per l'assegnazione di 265 ettari di terra in affitto per 50 anni».

Il lotto di terra più grande, pari a 185,5 ettari, se l'è preso il giovane Sandi Chiavalon di Dignano, produttore di olio d'oliva e da tre anni anche allevatore di suini per prosciutti e insaccati di produzione propria. «Ho già fatto ripulire 20 chilometri di canali d'irrigazione - spiega - e ora intendo continuare per i rimanenti 40». Qui Chiavalon ha già proceduto alla semina stagionale dei cereali, una coltura per così dire obbligata per il primo anno, trattandosi di un fondo agricolo per lunghi anni incolto. «Poi - spiega - tenendo conto dell'analisi della terra che ho commissionato, mi dedicherò alla coltivazione ecologica di ortaggi e verdura con relativi impianti di lavorazione, il che comporterà l'avvio di nuovi posti di lavoro nella zona». Chiavalon conta di ottenere un milione di euro dai fondi europei per affrontare la nuova attività. Tra gli altri affittuari figurano Dalan Ban di Santa Domenica di Castellier, intenzionato ad avviare la produzione ortofrutticola nelle serre, Alen Persic che coltiverà foraggio per le sue 110 mucche e Ivan Perko che invece amplierà la sua fattoria di asini istriani. (p.r.)

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