Barista accoltellato, due condanne

Cinque anni a Hamed, accusato di aver usato l’arma che aveva raggiunto il cuore. Tre anni a Othman
Lasorte Trieste 02/02/14 - Via Caduti sul Lavoro, La Fermata
Lasorte Trieste 02/02/14 - Via Caduti sul Lavoro, La Fermata

Cinque anni di reclusione a Omar Hibrim Hamed. Tre a Mohammed Idriss Ali Othman. La sentenza pronunciata ieri mattina dal giudice Laura Barresi ha concluso così, con una doppia condanna, il processo di primo grado, celebrato con rito abbreviato, per l’accoltellamento avvenuto il 2 febbraio scorso in via Caduti sul lavoro al bar “La Fermata”. Quando era stato ferito in maniera gravissima Raul Antonio Moldan Almarante, cugino della titolare dell’esercizio pubblico.

Il ventisettenne nigeriano Hamed era accusato di tentato omicidio, oltre che di rissa: secondo il pm Cristina Bacer, sulla base degli accertamenti e delle indagini di polizia, era stato lui a vibrare il fendente con l’arma da taglio che aveva ferito Moldan Almarante, raggiungendo addirittura il cuore dell’uomo. Il quale era stato soccorso e poi sottoposto a un delicato intervento chirurgico all’ospedale di Cattinara. I reati contestati al sudanese Othman, 29 anni, erano quelli di concorso anomalo in tentato omicidio e di rissa, per non aver fatto nulla per evitare sia la distruzione del locale prima che la scazzottata poi e soprattutto l’accoltellamento.

In aula il pm Bacer aveva chiesto la condanna a sei anni e sei mesi per Hamed e a due anni e sei mesi per Othman. L’avvocato Silvano Poli, difensore del primo, aveva invece chiesto per il proprio assistito l’assoluzione dal reato di tentato omicidio per incertezza di prove, riconoscendo la partecipazione alla rissa. La collega Giovanna Augusta de’ Manzano, legale di Othman, aveva puntato davanti al giudice in primo luogo sull’assoluzione del cittadino sudanese relativamente a tutti i capi d’imputazione, e in subordine quantomeno per il concorso anomalo in tentato omicidio. Il gup Barresi ha alla fine deciso per la duplice condanna: cinque anni a Hamed, con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, e tre a Othman, con interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Entrambi restano in carcere. Il giudice ha rigettato la richiesta di scarcerazione avanzata per Othman. Il termine per il deposito della sentenza è stato fissato in 90 giorni, gli avvocati difensori dei due condannati si riservano di presentare appello, come loro stessi hanno fatto sapere all’uscita dall’aula ieri. «Non è stata effettuata alcuna perizia sull’arma del delitto - ha osservato l’avvocato Silvano Poli -, nessuno ha accertato se quel coltello fosse stato effettivamente l’arma che ha ferito il barista. Non c’è un testimone oculare che possa confermarlo». Dal canto suo, l’avvocato de’ Manzano ha rilevato: «La fattispecie del concorso anomalo in tentato omicidio non può essere imputata al mio assistito in quanto nel caso concreto non è uno sviluppo logicamente prevedibile della rissa. Non vi è inoltre prova che fosse a conoscenza del possesso del coltello in capo a chicchessia».

Nella notte del 2 febbraio scorso Hamed e Othman erano arrivati al bar “La Fermata” completamente ubriachi e si erano avviati verso il bancone dove c’era Moldan Almarante. Gli avevano chiesto da bere, ma il barista, resosi conto delle loro condizioni, aveva risposto di no. A quel punto, la furiosa reazione dei due: avevano distrutto ciò che si erano trovati a portata di mano e tentato di colpire Moldan Almarante. Quest’ultimo li aveva spinti fuori dal locale, erano volati pugni e calci. Poi - è la ricostruzione degli inquirenti - all’improvviso Hamed aveva estratto un coltello e ferito il barista.

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