Base dem in rivolta contro i vertici del partito

Sotto accusa la debolezza della Direzione provinciale. «A cosa serve riunirsi se poi a decidere sono altri?»

Primarie di coalizione o primarie di partito? Ma soprattutto chi è che decide le primarie? Sabato alle 9.30 è in programma l’assemblea provinciale dem (luogo ancora da precisare), che dovrebbe fornire alcune risposte sulle primarie a scoppio ritardato. La base del Pd (ormai ristretta sotto quota 500 iscritti, al minimo storico) è quasi in rivolta dopo la consultazione interna indetta via Twitter sabato pomeriggio dal Caffè degli Specchi, dove il sindaco Roberto Cosolini si era rintanato con la governatrice Debora Serracchiani e il capogruppo alla Camera Ettore Rosato per rispondere alla richiesta del senatore Francesco Russo. Il partito all’una e trenta di notte aveva già bocciato senza appello le primarie (14 a 2 i voti in direzione). «Esiziale fare le primarie in questa fase», secondo l’elegante giudizio dell’ex europarlamentare Giorgio Rossetti. Danno irreparabile. «Come componente della direzione provinciale avevo votato il documento della segreteria che definiva le primarie una questione superata - fa sapere Marco Cernich -. Adesso leggo dai giornali che le primarie ci saranno e sempre dal Piccolo vengo a sapere che già c'è una data. Si conferma che la Direzione provinciale è un organo che più che “indicare la direzione” si convoca una tantum per dare una parvenza di democraticità al partito».

Una Direzione senza direzione. «Non si devono organizzare primarie prima dell'approvazione degli iscritti. Ma quanti credete che saranno disposti a organizzarle, ad andare nei seggi, a scrutinare e fare tutto il lavoraccio inutile che si sta chiedendo?», sbotta Marisa Zoppolato. Il ricorso al popolo delle primarie non è indolore. «Le primarie devono deciderle gli iscritti, non Russo o Cosolini e non i cittadini. I cittadini potranno partecipare in caso fossero decise», chiarisce Zoppolato.

«Chi sono io per chiedere le primarie? Sono un iscritto del Pd. E lo statuto prevede che siano gli iscritti a chiederle: la direzione non ha alcuna autorità in materia. Si fanno forza sbandierando un documento prodotto alle due di notte in cui ben 14 persone della direzione hanno bocciato (senza poterlo fare) la mia richiesta. Rispondo dicendo che sabato pomeriggio 150 persone, cittadini comuni, le hanno chieste assieme a me», replica in rete il senatore Francesco Russo. A dimostrazione di un partito in stato confusionale. «Russo sì/Russo no, Cosolini sì/Cosolini no. Tanto personalismo e tanta incapacità di sentire la “temperatura” reale della città. Il Pd si è svuotato lentamente delle persone normali e sono rimaste solo le truppe cammellate», denuncia Daniele Villa.

Dalla strada arriva un’ulteriore risposta del senatore ribelle: «Ai banchetti di Trieste Metropolitana grande entusiasmo e record di firme. La miglior risposta a chi, all'interno del mio Partito, non si preoccupa dei propri elettori ma di come attaccare Francesco Russo». (fa.do.)

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