Brandolin: «Snobbato il “Falco” nell’operazione Mare Nostrum»

RONCHI DEI LEGIONARI. Un’eccellenza italiana che l’Italia non vuole. Si tratta del velivolo “Falco”, progettato e costruito dalla Selex Es di Ronchi dei Legionari che, venduto in tutto il mondo, è un prodotto talmente avanzato da ricevere un elogio dal segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon per suo apporto nelle operazioni di salvataggio in Congo.
Ma il “Falco” non è stato ritenuto idoneo per essere impiegato nell’operazione “Mare Nostrum”. La nostra Aeronautica Militare, infatti, preferisce utilizzare velivoli prodotti all’estero, come il “Predator” e non un’eccellenza italiana, contribuendo a mantenere posti di lavoro nello stabilimento di Ronchi dei Legionari, con operai, tecnici ed impiegati he rischiano la cassa integrazione o il licenziamento.
Un paradosso del quale si è fatto carico il parlamentare Giorgio Brandolin che, nei giorni scorsi, ha depositato un’interrogazione rivolta ai Ministri dell’Interno, della Difesa e dell’Economia e Finanza.
«Selex Es, una società Finmeccanica –spiega l’esponente del Pd - è leader internazionale nella realizzazione di sistemi per la difesa, l’aerospazio, la sicurezza e la protezione delle informazioni, delle infrastrutture e del territorio, nonché di soluzioni “smart” sostenibili.
«Nello stabilimento ronchese - continua Brandolin - vengono prodotti gli aerei Falco: il primo velivolo senza pilota in Europa che ha ottenuto la certificazione Enac nel 2005, frutto di un lungo lavoro di ricerca partito nei primi anni 2000”. Il “Falco”, attualmente, è operativo presso cinque clienti internazionali, compreso l’ultimo contratto di servizio con le Nazioni Unite per attività di sorveglianza nell’ambio della missione peacekeeping “Monusco” in Congo.
«Per questa operazione – continua Giorgio Brandolin - molti ambasciatori hanno avuto parole di elogio per il fondamentale aiuto dei “Falco” italiani che hanno dato un contributo non solo alle operazioni dei soldati Onu, ma anche ad altre agenzie: dall’appoggio dal cielo alle spedizione del Pam, al salvataggio di civili che stavano annegando nel lago Kiwu».
E mentre i velivoli prodotti a Ronchi dei Legionari vengono apprezzati e utilizzati all’estero, in Italia, dove è in atto un colossale sbarco di migranti che vede impiegati centinaia di droni nell’operazione “Mare Nostrum”, dei “Falco” non vi è traccia.
Brandolin interroga quindi il governo per sapere per quali motivi l'Aeronautica Militare preferisce utilizzare velivoli prodotti all’estero e non, come detto, un’eccellenza italiana.
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