Campi seminati devastati dai cinghiali

Da Romans a Villesse la rabbia di una trentina di agricoltori costretti a piantare più volte mais, girasoli e soia
Di Edo Calligaris

Arrabbiati, avviliti, amareggiati e delusi. In altre parole si sentono mortificati e abbandonati da tutti, gli agricoltori di Romans d’Isonzo, Villesse e Versa, le cui colture, soprattutto nella zona a ridosso dell'argine sinistro del torrente Torre, vengono sistematicamente devastate dalle sempre più numerose orde di cinghiali, che di notte razziano ogni cosa.

«Non ne possono più - dicono - di investire molto denaro e lavorare per niente. Siamo stufi di seminare e riseminare una, due o tre volte il mais, i girasoli o la soia, sapendo che il giorno troviamo i campi completamente “arati” dal muso dei cinghiali alla ricerca dei semi».

«Siamo già fortemente penalizzati dal mercato e dalla concorrenza estera quando vendiamo il nostro prodotto - aggiungono - se poi ci mettiamo anche i cinghiali, viene voglia di abbandonare tutto, sapendo che una semina comporta una spesa di circa 1300 euro, senza contare il lavoro e il deludente risultato finale, visto che con più semine il prodotto che ne esce diventa sempre di più di qualità».

«Purtroppo nessuno ci ascolta e nessuno ci difende - dicono ancora - né la Regione, con la Provincia ormai in dissolvimento, né tanto meno coloro che dovrebbero tutelare la nostra categoria».

Ormai - aggiungonio -i cinghiali, che si riproducono molto, sono diventati così numerosi e spregiudicati, che te li ritrovi davanti e nemmeno fuggono, rappresentando un pericolo per tutti, per noi agricoltori e per coloro che magari vogliono farsi una semplice passeggiata per i campi».

Spinti dalla fame, i cinghiali distruggono ormai tutto, campi e fossi, ma anche argini, creando in essi delle pericolose buche nel momento in cui cercano di raggiungere in profondità ogni sorta di tubero per sfamarsi, così come alterano anche l'equilibrio faunistico, notando che ormai si vedono più cinghiali che lepri e fagiani.

Gli agricoltori fanno pure presente che i risarcimenti richiesti, per mancanza di fondi e per l'allargamento del numero dei danneggiati, avvengono sempre meno e nessuno lavora per trovare una soluzione definitiva al problema.

«L'apertura della caccia - dicono ancora - viene spesso rinviata e gravata da ogni sorta di regole e di vincoli per l'abbattimento dei cinghiali e così a rimetterci siamo noi e l'agricoltura in generale». Quanto potrà durare questa situazione, si chiedono, infine, scrollando la testa e allargando impotenti le braccia. E a Farra la situazione non è diversa. A farsi portavoce delle protesta degli agricoltori del quel comune era stato a febbraio il consigliere comunale Pierino Blasig, da sempre in prima linea sul tema dei danni alle colture e ai pericoli per gli automobilisti causati dai cinghiali.

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