Carini corre contro le «minestre riscaldate»

Il candidato di “Startup Trieste” si confronta con i simpatizzanti: «Basta con inciuci e partitocrazia»
Di Pierpaolo Pitich
Lasorte Trieste 28/02/16 - Via del Teatro, In The City, Incontro con Fabio Carini
Lasorte Trieste 28/02/16 - Via del Teatro, In The City, Incontro con Fabio Carini

«Alle facili poltrone preferisco le scarpe. Per essere sempre in prima linea». Non poteva che partire da una metafora sportiva Fabio Carini, patron della Bavisela e candidato sindaco con la lista civica “Startup Trieste”, nel suo incontro con i cittadini di ieri mattina in un bar del centro storico. Ad ascoltarlo una cinquantina di persone, molti giovani. Immancabili scarpette rosse da ginnastica con lacci gialli ai piedi, ormai un simbolo della sua campagna elettorale, Carini ha voluto come prima cosa prendere le distanze da quello che lui definisce «il vecchio modo di fare politica». «È ora di finirla con le logiche di schieramento, la politica di contrapposizione, gli inciuci, gli scambi di doni, gli amici degli amici, le imposizioni romane, padane o regionalfriulane - ha esordito Carini - . È arrivato il momento di concentrarsi esclusivamente sulle scelte per migliorare la città facendosi guidare dallo spirito di servizio. Mi hanno chiesto chi me l’ha fatto fare di candidarmi senza santi e protettori, senza nani e ballerine. La risposta è semplice: la voglia di metterci la faccia e di mettermi in gioco, l’amore per la città e l’auspicio che a contare sia finalmente il solo concetto di meritocrazia».

Carini tira in ballo anche il modello americano. «Dagli Stati Uniti finora siamo riusciti ad importare solo le cattive abitudini, come il diritto di vita e di morte delle banche sui cittadini. Invece sarebbe il caso di guardare alla regola che i presidenti americani dopo due mandati spariscono dalla scena politica. Da noi invece a trionfare sulle tavole sono sempre le solite minestrine riscaldate, riciclate e piene di conservanti. Non si fa politica solo perché uno non sa cosa fare. Al contrario, dopo che uno nella vita ha già fatto altre esperienze, decide che è venuto il momento di fare politica per provare a cambiare le cose». Non un semplice monologo quello di Carini, ma anche un dialogo con i presenti per raccogliere proposte, spunti e suggerimenti. Poi i temi portanti della campagna elettorale. Non solo i giovani che «vanno riavvicinati alla politica, riportati al centro della scena e fatti interagire con gli anziani che rappresentano un patrimonio di conoscenze che vanno trasmesse alle nuove generazioni», ma anche sanità e commercio. «Non si possono sacrificare le eccellenze del territorio in campo medico, penso al Burlo e alla Chirurgia, solo perché per troppe volte le scelte sono passate sopra le nostre teste senza che i triestini ne fossero partecipi. E sul commercio siamo arrivati alla desertificazione delle periferie. Vanno ripristinati i piccoli esercizi rionali». Poi la chiusura. «A chi prova a gettare fango e a mettermi i bastoni tra le ruote rispondo che io continuo ad andare per la mia strada. Abbiamo già perso troppo tempo. Non ne possiamo perdere dell’altro». Carini ha iniziato a correre. Le scarpe da ginnastica non intende toglierle. Almeno fino a giugno.

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