Casa in fiamme, gravissimo un anziano
Scipione Bernetic ha ustioni sul 90% del corpo, in prognosi riservata anche la moglie

Marito e moglie esanimi a terra, nel cortile di casa con gli abiti in fiamme. I vicini che accorrono, la polvere di un estintore e, poco dopo, gli uomini del «118» e i pompieri. Fumo, fiamme, lampeggianti blu, divise, paura e dolore. È accaduto ieri nel primo pomeriggio a Grozzana di Pese, cento abitanti e una quarantina di case poste alle pendici del Monte Cocusso e a un tiro di schioppo dal confine che non esiste più.
Ora Scipione Bernetic, 80 anni, agricoltore in pensione e sua moglie Vesna Maria Fonda, 86, sono ricoverati all’Ospedale di Cattinara. Lui, accolto in Rianimazione, è ustionato al volto, alle braccia, alle gambe e alla schiena. La superficie del corpo intaccata dalle fiamme è dell’80-90 per cento. La prognosi è riservata. Lei è meno grave, contusa in più parti, ustionata in modo superficiale: ma i medici ieri sera stavano ancora valutando i danni provocati da una prolungata esposizione al fumo.
L’incendio si è sviluppato all’interno della loro abitazione, contrassegnata dal numero civico 33. «Una vecchia casa, anzi una casa storica con i suoi quattrocento anni di vita» spiega un vicino che ha assistito alle ultime fasi della tragedia e osserva le finestre aperte dell’abitazione, i pompieri con i caschi che vanno e vengono, la manichetta dell’acqua, i carabinieri con le penne in mano che osservano e annotano.
Tutto è iniziato nel sottoscala al pianterreno, costruito in legno così come i gradini che portano al primo piano e alle stanze da letto. In quell’angusto vano Scipione Bernetic e la moglie avevano ammassato detersivi, candeggina, stracci, scope e - probabilmente - anche qualche sostanza infiammabile. Benzina, trielina per smacchiare, petrolio per lubrificare vecchie serrature e cardini arrugginiti. Forse anche qualcosa d’altro, utile per avviare nei giorni di bassa pressione e tanta umidità la caldaia a legna del riscaldamento. Il tentivo di accenderla usando come innesco questa sostanza infiammabile avrebbe scatenato l’inferno.
Secondo i primi rilievi dei pompieri, giunti in forze dalla caserma centrale e dal distaccamento di Opicina, l’unica spiegazione plausibile per l’incendio è collegata all’uso di una fiamma libera: un accendino per sigarette, un fiammifero accostato alla caldaia, anche se il proprietario della casetta con annessi fienile, rimessa per trattore, stalla, legnaia e pollaio, da tempo aveva smesso di fumare. È stato un attimo e nel sottoscala si è sviluppata una grande fiammata. Le gambe malferme, l’età avanzata hanno frenato l’istintiva reazione di sottrarsi al fuoco. Forse Scipione Bernetic ha anche cercato di contrastare le fiamme per salvare la sua abitazione. La scala che porta al piano superiore, come si diceva, è costruita in legno, così come le travi e i solai. La moglie ha cercato di trascinarlo nel cortile e a contatto con gli abiti in fiamme del marito si è ustionata anche lei.
«L’uomo parlava, aveva le gambe completamente bruciate e annerite dal fuoco» ricorda un vicino mentre indica un paio di scarponi raggrinziti dal calore e ciò che resta dei pantaloni e di altri abiti. Sono a terra, tra l’erba e il fango del cortile. E lì, proprio in quel punto, i due anziani che erano a terra, svenuti o in stato confusionale, sono stati soccorsi da un altro vicino, giunto di corsa con un estintore a polvere.
«È stato questo vicino a spegnere gli abiti in fiamme di mio zio» racconta Radivoj Racman, fermo accanto ai carabinieri intenti a raccogliere informazioni. «Il nome di questo soccorritore non posso dirlo, lui non vuole pubblicità. È una persona schiva e riservata ma non ha esitato un attimo ad accorrere».
I pompieri entrano ed escono dalla vecchia casa. Ne verificano la stabilità, alla luce delle loro torce elettriche cercano di individuare il punto preciso da cui è partito l’incendio. «Posso salire a ricuperare in casa qualcosa degli zii? Vorrei portarglielo all’ospedale» dice il nipote con grande gentilezza. Due ragazze giovani - anch’esse parenti dei due anziani - piangono in silenzio e cercano di nascondere le lacrime. Non vogliono parlare, perché il dolore le ha già sopraffatte, e allargano le braccia, scusandosi del silenzio.
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video