Cgil: raccolta di firme per abolire il vitalizio in Regione
Colussi e i segretari contro «il privilegio di chi ottiene la pensione dopo solo 30 mesi di mandato»
TRIESTE
Una raccolta di firme per abolire le pensioni d’oro, ovvero i vitalizi conseguiti da consiglieri, parlamentari, assessori o ministri, dopo neanche una legislatura. La «crociata» per ridurre i costi della politica parte da Ruben Colussi, leader regionale Cgil, che dice di parlare a titolo personale, che tuttavia viene sostenuto anche dalla segreteria del sindacato. La petizione – che sarà inviata al Parlamento e al Consiglio regionale – è il primo passo verso la costituzione di un «Comitato per l'etica della politica». Primi firmatari, con Colussi, Renato Kneipp, Giuliana Pigozzo, Ezio Medeot. Accanto a loro i segretari provinciali Franco Belci, Glauco Pittilino, Roberto Massera e Emanuele Iodice. «La nostra - spiega Colussi - non è una battaglia qualunquistica contro i costi della politica.
Abbiamo scelto di colpire un privilegio che non tocca partiti politici o istituzioni bensì il trattamento personale di parlamentari e consiglieri regionali. Nessuno può sostenere che questo privilegio sia utile alla democrazia. Anzi, nel momento in cui si vuole rivedere il sistema della previdenza italiana, bisogna evitare lo sconcio generato da persone che decidono della pensione altrui, potendo usufruire di un vitalizio dopo due anni e mezzo di attività». Ma l’iniziativa non trova tappeti rossi da parte della politica. «L’Italia è solita agire sotto una spinta emozionale – evidenzia Bruno Malattia (Cittadini) – ed è quello che bisogna evitare. La caccia alle streghe non porta a nulla. Servono provvedimenti strutturati perché i veri costi della politica sono altri: le pletore che si moltiplicano, i troppi livelli decisionali che aumentano i tempi per realizzare le opere. Noi, per la Regione, proporremo alcune idee concrete». Un esempio? «Riduzione dei consiglieri regionali a 40 e conseguimento della “pensione” a 65 anni». È favorevole all’innalzamento dell’età in cui si percepisce il vitalizio (oggi 60 anni) anche il forzista Isidoro Gottardo «perché non possono esserci disparità di trattamenti rispetto a ciò che avviene nel resto della società».
Ma Fi non appoggia Colussi «che ha partecipato in questi anni attivamente alla concertazione con la Regione e si guarda bene dal sollevare problemi veri. Uno per tutti il costo della comunicazione della giunta Illy: circa 5 milioni di euro». Rivedere la durata del vitalizio è una priorità anche per Rifondazione, come spiega Igor Canciani. E tra le proposte concrete che arrivano dai partiti c’è quella di abolire la «pensione» dei politici ma anche le trattenute, lasciando ai singoli la possibilità di stipulare un’assicurazione. La ripropone, Cristiano Degano (Dl) che ricorda come «un primo segno al problema dei costi, il consiglio l’ha dato riducendo le indennità del 10%». Un altro, secondo il capogruppo, sarebbe legare «l’indennità dei consiglieri al numero di votazioni fatte in aula e non solo alla presenza».
Luca Ciriani (An) è favorevole all’eliminazione del vitalizio in favore di una gestione privata ed evidenzia come «i nostri benefit siano tra i più bassi d’Italia. Possiamo migliorare riducendo il numero dei consiglieri». Di costi della politica i capigruppo parleranno lunedì pomeriggio con Alessandro Tesini. «La nostra idea – dice il ds Mauro Travanut – è che l’azione della Regione debba inserirsi in un quadro di cambiamento nazionale. Diversamente sarebbe inefficace».
m.mi.
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