Chiusura Punto nascita, la rivolta delle mamme

Il comitato “Voglio nascere a Gorizia” pronto ad azioni eclatanti: «Potremooccupare una sala della Regione. Troppe promesse mancate dalla presidente Serracchiani»

«Sicuramente non ce ne staremo con le mani in mano. Daremo vita ad iniziative eclatanti. Potremmo anche occupare qualche sala della Regione. La città non starà zitta».

La grinta non è mai mancata a Genj Furlan, presidente del comitato “Voglio nascere a Gorizia”. Figurarsi oggi, quando la morte (annunciata) del Punto nascita di Gorizia sta per concretizzarsi. «Era una storia già scritta? In realtà, ci avevano illuso con delle false promesse. Credo che se Debora Serracchiani ha fatto il “pieno” di voti a Gorizia, lo deve anche alle molte mamme che hanno voluto credere ai suoi programmi, punendo Renzo Tondo che il reparto l’avrebbe chiuso volentieri. Invece, la giunta regionale ci ha ingannato, riempiendoci la testa di tante false promesse e tante belle parole. Siamo imbufaliti, delusi, amareggiati».

Genj è un fiume in piena. Sino all’ultimo ha avuto un filo diretto con Sara Vito, assessore regionale all’Ambiente. Ma non è servito a nulla. «Sì, la Vito è sempre stata vicina a noi. Però, dobbiamo constatare che è parte integrante di questo esecutivo che ha decretato la chiusura del reparto materno-infantile. Poi, se devo dirla tutta, non mi è piaciuta nemmeno la tempistica: hanno annunciato questa loro decisione in piena estate, quando la città si sta svuotando e la gente sta partendo per le ferie. Mi è sembrata un’azione da vigliacchi: così, non abbiamo la possibilità di organizzarci come vorremmo e di scendere in piazza. Ma non ce ne staremo in un angolino ad aspettare che il reparto venga svuotato e smantellato. Ci sentiranno, eccome se ci sentiranno».

Bisognerà vedere se la città, per una volta, risponderà in massa agli appelli a protestare. Più volte, si è dimostrata pigra e recalcitrante a qualsiasi manifestazione. «In effetti, Gorizia è particolare - continua la presidente di “Voglio nascere a Gorizia” - ma i cittadini devono capire che continuando a rimanere zitti si ritroveranno senza la terra sotto i piedi: ci porteranno via tutto e l’ospedale diventerà un grande Pronto soccorso». Ma i numeri sono pesantemente negativi: nel 2013 si è registrata la “miseria” di 240 parti. «Ma questi numeri è stata la Regione a volerli. In che modo? Impoverendo sempre più il reparto, non prevedendo un primario in pianta stabile dopo il pensionamento di Carmine Gigli, non rinforzando la schiera di medici e ostetriche, mettendo in piedi una campagna mediatica per cui il Punto nascita è insicuro e va chiuso. Ma le statistiche non dicono affatto questo: la percentuale di mortalità è bassissima, assai più bassa di ospedali dove i parti sono 500 e anche più». Ma secondo il comitato “Voglio nascere a Gorizia” il Comune ha fatto tutto quello che poteva (e doveva) fare per scongiurare questo triste epilogo? Telegrafica la risposta di Genj Furlan: «No, avrebbe dovuto fare di più».

Intanto, per conto del Comune, interviene oggi il vicesindaco Roberto Sartori. «Il comportamento tenuto dalla Giunta regionale lo trovo vergognoso - sono le sue parole -. Voglio ricordare che nel dicembre scorso, non un secolo fa, la presidente Serracchiani davanti al presidente della Repubblica slovena Pahor ha preso degli impegni precisi nei confronti del Gect (Gruppo europeo di cooperazione territoriale), e quindi con i tre Comuni fondatori di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter-Vrtojba. Si è impegnata a portare avanti il piano strategico nel quale è compresa la “Casa del parto”. Con la chiusura del Punto nascita tutto il lavoro tecnico e le riunioni fatte con le rispettive aziende sanitarie risulta vanificato. Ma allora la presidente Serracchiani doveva dirlo subito senza farci perdere tempo, la trovo una presa in giro. Inoltre mi chiedo quali sono le reali intenzioni sugli altri progetti del Gect da inserire nella programmazione 2014/2020 della Regione? Lo verificheremo a breve, il tempo delle false promesse è terminato».

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