Comunali a Monfalcone progressisti pronti ora allo strappo: a sinistra possibili due candidati
L’ala di Strukelj contesta al Pd di non aver convocato in tempo la cabina di regia. Dal nome che uscirà fra Moretti e Bullian può spuntarne un altro

È per il fattore “C” che, alla fine, Diego Moretti potrebbe anche spuntarla. E qui non si sta parlando metaforicamente di lato B, cioè d’una fortunata congiuntura astrale sullo sfondo della disfida interna alla sinistra, bensì della più pragmatica questione di “centro”.
La radice margheritina, come il Dna democristiano, dell’ex vicesindaco di Staranzano potrebbero infatti apparire più convincenti, rispetto al bagaglio comunista del civico Bullian, già primo cittadino di Turriaco.
O almeno potrebbero risultare tali a quell’area moderata e cattolica che nell’ultimo anno è rimasta un po’ sbalestrata. Incerta tra la posizione della Chiesa, qui rappresentata dal parroco don Flavio Zanetti col suo instancabile messaggio di fratellanza e pace – l’evangelico “porgi l’altra guancia” – e le affilate lotte politiche, molto mediatiche, sulla testa dei migranti, islamici in particolare.
Un elettorato, quello al centro, che per il segretario comunale del Pd Gianfranco Pizzolitto è un po’ un «assembramento, né tutto di destra né tutto di sinistra». E siccome, ai suoi occhi, il peso di questi due opposti schieramenti, «è a spanne assimilabile», la partita delle amministrative, attesa nel 2025, si giocherà proprio lì, nel viluppo del centro. E dunque servirà, come minimo, chi saprà destreggiarsi in fascia mediana.
Ancora non è deciso niente, ma è un segnale che i dem e i civici del «o Bullian o morte», al netto dell’iperbole garibaldina, si siano accordati per scansare intanto le primarie.
C’è peraltro il tempo per imbastirle? Certo Cristiana Morsolin (La Sinistra), al tavolo delle trattative con l’altra metà del cielo, difenderà appunto fino all’ultimo respiro il suo candidato Bullian. E ci mancherebbe. Ma è possibile che, alla fine, capitoli su Moretti, magari a determinate condizioni: dopotutto in tempi non sospetti ha già reso un mezzo endorsement, quando ancora il consigliere regionale del Pd doveva in primis convincere i suoi del circolo locale a superare fisiologiche resistenze.
E quindi, a conti fatti, la gatta da pelare si trova ora tutta in area progressista. Che stasera, all’assemblea al Carso in corso, potrebbe strappare di brutto. L’eventualità di una lista autonoma in vista del 2025, tra gli addetti ai lavori, era del resto data come certezza, pur guardata di sghembo da qualcuno: dopotutto un terzo della compagine s’è appena accasato dalle parti di Elly Schlein e quindi dovrebbe come minimo allinearsi alle scelte del partito di cui un mese fa ha preso la tessera, ma qui non si sta a spaccar il capello.
L’aspetto cruciale, confermato dal presidente dell’assemblea Davide Strukelj, è che «effettivamente sì: tutto può succedere». I Progressisti potrebbero, almeno quelli diventati dem, ritrarsi e salutare tutti: adieu. «Ma potrebbe anche non succedere», aggiunge il consigliere, «noi siamo davvero democratici e non sarebbe la prima volta che l’assemblea decide difformemente rispetto alle mie preferenze».
Perché, la zuffa? «L’unico patto che avevamo – dice – era sulla cabina di regia: ogni decisione si sarebbe dovuta assumere in via assembleare. Così non è stato. Pacta sunt servanda. E se l’accordo si è rotto, decade tutto».
Pizzolitto è affranto: «Mi dispiace ed è vero che non ho convocato la cabina. I tempi purtroppo si erano fatti strettissimi, con un’evoluzione molto rapida e mi sono trovato costretto ad agire velocemente. Non potevo far sì che il Pd arrivasse nudo, senza candidato, alla presentazione dei civici...». «Capisco la reazione – prosegue – e sono consapevole di non aver rispettato la ritualità, ma li ho avvertiti prima di muovermi. Ho stima di Strukelj, che so essere un signore, persona lucida e per niente settaria, ritengo tuttavia che andare per conto proprio sia un suicidio: non stiamo in carrozza, c’è un sindaco uscente e il centrosinistra ha già le sue difficoltà. Chi si renderebbe responsabile di una sfilacciatura verrebbe spazzato via dall’elettorato».
Fin qui le dichiarazioni. Poi ci sono anche i retroscena. Un elemento da ricordare è che Omar Greco e Diego Moretti praticamente non si parlano da quando quest’ultimo gli soffiò lo scranno in Regione. Si può immaginare che ora lo supporti così entusiasticamente, se candidato al Municipio? Si spiega allora la simultaneità dei due comunicati diffusi venerdì: il Pd a dire che non ci saranno primarie, bensì una quadra interna, e i Progressisti a spiegare che no, «non ci arrendiamo», perché serve «una vera alternativa progressista» rispetto all’«arena di divisioni interne al centrosinistra». Sì, ma al centrosinistra tutto oppure si tratta dei soliti, antichi dissapori tra chi una volta stava sotto lo stesso tetto?—
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