Comune: rendiconto 2013 chiuso a investimenti zero

Chi l’ha visto? Nel ginepraio di cifre tipico del bilancio di un comune di taglia medio-grande qual è Trieste, è scomparso un parametro storico, indicativo a suo modo della vitalità di un ente, come quello delle cosiddette entrate in conto capitale. La voce degli investimenti, per intenderci, corrisponde oggi a una casella vuota, o meglio occupata da un segno che più inequivocabile di così non può essere: zero. Un dettaglio, questo, che diventa la notizia delle notizie nel momento in cui - ed è questo il momento - sono in corso le grandi manovre in vista dell’approvazione, da parte del Consiglio comunale, del rendiconto del 2013. Il bilancio “consuntivo” dell’esercizio che s’è chiuso lo scorso 31 dicembre.
Il rendiconto dell’anno passato, fino a un paio di finanziarie fa, non era così rappresentativo, come finisce per essere di questi tempi, dello stato di salute economica e finanziaria dell’ente che lo redigeva. Il bilancio di previsione del nuovo anno, in effetti, lo anticipava nei tempi e lo relegava a documento importante, nella forma certo sì, ma nella sostanza ormai superato. Ora invece, da quando il “previsionale” lo si può varare più in avanti - effetto di norme che cambiano di continuo con l’obiettivo di far scavare quattrini agli enti locali e far fronte alla crisi delle casse pubbliche - ecco che il bilancio “consuntivo” diviene suo malgrado la fotografia più aggiornata dei conti del Municipio al momento attuale. Ebbene, il rendiconto 2013 dà la diagnosi a sintomi più volte denunciata.
Ed è una diagnosi spietata: nel corso dell’esercizio precedente l’amministrazione cittadina non è stata in grado di fare un euro di debiti, di accendere cioè nuovi mutui per far girare il motore dei lavori pubblici e, di conseguenza, l’economia. La causa è arcinota: il Patto di stabilità non solo impasta l’iter di opere per le quali gli impegni di spesa già ci sono e sono stati presi anni prima, figuriamoci allora se consente nuovi indebitamenti. Il risultato è, appunto, uno zero alla voce delle entrate in conto capitale. Un fatto senza precedenti, come minimo «dal 2002», che è l’esercizio fino al quale è risalito l’assessore al Bilancio Matteo Montesano nel lavoro di verifica del pregresso. «Già nel 2012 - osserva lo stesso Montesano - eravamo arrivati a quote mai così basse, rendicontando appena 13 milioni».
L’altra faccia del Patto di stabilità, spalmata sul vetrino da Montesano, dice però che tale impossibilità di investire sta almeno facendo calare, per forza, la gestione dei cosiddetti residui: da 18 a 16 milioni in questo caso. Non si possono fare nuovi mutui, insomma, ma in compenso se ne possono rosicchiare o addirittura chiudere, al di là dei piani di rientro originari, alcuni lasciati in eredità dal passato. «Nel 2013 - rileva a questo proposito l’assessore - l’ente ha rimborsato mutui per quattro milioni e mezzo circa». Ne consegue che pur in presenza di un disavanzo di amministrazione di due milioni e spicci salito rispetto al milione e 173mila euro del 2012 - frutto di un saldo corrente negativo vicino ai tre milioni e di un saldo investimenti positivo di 836mila euro - l’avanzo di amministrazione finale, in cui rientra anche la stessa gestione dei residui, sale da 15 milioni e mezzo a 16 abbondanti.
Tornando ai numeri propri del conto capitale, detto dello zero alla voce entrate, le spese impegnate ammontano a nove milioni e 110mila euro, gran parte finita per manutenzioni straordinarie indifferibili, staccate dalle pianificazioni. «È vero poi - aggiunge Montesano - che i pagamenti in conto capitale si avvicinano ai 39 milioni, ma questi si riferiscono quasi integralmente a opere programmate già nel 2012 o prima ancora, saldate nel corso del 2013 con gli spazi finanziari che si sono aperti nelle more del Patto di stabilità».
@PierRaub
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








