Confermata l’assoluzione di Lorito

E adesso qualcuno dovrebbe chiedere scusa al vicequestore Carlo Lorito.
Lo dovrebbe fare perché ieri la Corte di Cassazione ha confermato l’assoluzione con formula piena dell’ex vicequestore e capo delle squadre mobili di Trieste e Gorizia, coinvolto dal 2007 in un’inchiesta che lo ha portato in una cella del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e ne ha distrutto la carriera e l’immagine pubblica.
Ieri i supremi giudici hanno confermato la sentenza di assoluzione pronunciata nel 2012 dalla Corte d’appello di Trieste presieduta da Igor Maria Rifiorati, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dal procuratore generale Carlo Maria Zampi.
Con questa decisione i magistrati hanno ribadito che Carlo Lorito non ha corrotto e non è stato corrotto, non ha aiutato qualche conoscente a sfuggire alle indagini avviate dalla Squadra mobile di Trieste e non ha nemmeno rivelato segreti investigativi. «Il fatto non sussiste».
Nel processo di primo grado conclusosi il 29 gennaio 2010, al contrario, il dirigente della Polizia era stato ritenuto colpevole e condannato a due anni di carcere con la condizionale.
Ora va finalmente in archivio questa triste e lacerante vicenda in cui gli “informatori”, alcuni dei quali tossicodipendenti nonché spacciatori di cocaina, hanno avuto un ruolo importante, giocando contemporaneamente su due o tre tavoli con la vita altrui e paradossalmente anche con la propria.
L’ultimo atto pubblico si è consumato ieri poco dopo le 12.30, quando a Roma nel “palazzaccio” di piazza Cavour la sentenza è stata letta in aula. Caso chiuso.
Ma non finisce qui l’impegno degli avvocati Giorgio Borean e Riccardo Seibold che hanno assistito Carlo Lorito fin dal 16 novembre 2007, il giorno del suo clamoroso arresto.
Il dirigente della Polizia di Stato ha subito in seguito all’avvio dell’inchiesta una sospensione dal servizio protrattasi per tre anni e al posto dello stipendio ha ricevuto un assegno alimentare che ha “tagliato” di almeno il 65 per cento le sue entrate. La sua progressione di carriera ne ha pesantemente risentito e ora tutto dovrà essere riconsiderato dal momento che l’assoluzione annulla, perché ingiusta, la sospensione. Dal lavoro. Ma non basta. Tra la cella di Santa Maria Capua Vetere e gli arresti domiciliari, è stato privato della libertà per quasi ottanta giorni e, secondo la legge, questa “ingiusta detenzione” apre le porte a un risarcimento.
«Non sono mai venuto meno ai miei doveri d’ufficio. Anche nei momenti più bui, quando il mondo mi stava crollava addosso, ha sempre pensato che la mia innocenza sarebbe emersa. Nella mia carriera ho lavorato troppo a lungo con i magistrati per non avere fiducia nella Giustizia. Mi rimane l’amarezza per essere stato trascinato in questa squallida vicenda…» ha affermato ieri Carlo Lorito poco dopo essere stato informato dell’esito dell’ udienza.
Nella sua lunga carriera il vicequestore ha diretto oltre alla Squadra mobile di Trieste e a quella di Gorizia anche l’Anticrimine a Venezia e, per un periodo, la Criminalpol in Sardegna. Quando era stato arrestato nella sua abitazione guidava l’Anticrimine della Questura di Gorizia.
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