Cure più attente per l’autismo
Non si sa nemmeno quanti siano, secondo letteratura ne nasce uno ogni 160 bambini. Di certo, possono non venir riconosciuti nella loro particolare malattia quando hanno bisogno di cure mediche all’improvviso. Possono spaventarsi sotto un neon troppo forte. O per le parole concitate di un infermiere. Se reagiscono violentemente, una sedazione li addormenta. Ma perché erano finiti in Pronto soccorso? In tempi di medicina ultrasofisticata chi è affetto da autismo, dal grado basso («ci sono anche professori universitari...») a quello più grave, per cui non comunica ma appunto si esonera dal rapporto con gli altri, non è garantito nelle cure per difficoltà di comunicazione. Ieri ha posto rimedio a questa situazione la firma di un protocollo d’intesa tra Regione, Azienda ospedaliero-universitarie e Fondazione bambini e autismo onlus, che prevede una particolare formazione per il personale sanitario, specie di primo soccorso, migliori collegamenti con le famiglie dei malati e con la rete sanitaria nel suo complesso.
«Protocollo già attivo a Pordenone - ha spiegato Davide Del Duca, direttore generale della Fondazione -, che ha fatto notizia anche all’estero segnalando quanto il Fvg sia all’avanguardia in questo senso». Per il direttore generale dell’Azienda ospedaliera Francesco Cobello «un altro passo che segnala anche la grande disponibilità del nostro personale sanitario ad accrescere connoscenza e assistenza, ma anche una grande attenzione nostra su “piccoli numeri” di pazienti che significa rafforzare la cultura dell’integrazione e il rispetto delle diversità». (g. z.)
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