Da centro commerciale a regno del degrado

GRADISCA. I gradiscani temevano finisse così. Ma speravano di sbagliarsi e si auguravano di non vedere l’area del centro commerciale Isonzo in preda al degrado e all’abbandono dopo il “fuggi-fuggi” verso l’apparentemente felice approdo a Tiare shopping.
Invece, le previsioni più funeste si sono avverate. Il centro commerciale di Gradisca d’Isonzo, che aveva l’Ipercoop nel suo principale elemento di attrazione, è diventato il simbolo della voracità della grande distribuzione, impegnata a mettere in campo strutture sempre più grandi, sempre più ipertrofiche che non solo costringono i negozi dei centri storici ad alzare bandiera bianca ma anche i centri commerciali più piccoli. Insomma, grande distribuzione che “ammazza” grande distribuzione. Morale della favola? Aree che sino a qualche mese fa brulicavano di clienti, di vivacità, di vita oggi sono diventate tristi distese di asfalto, cemento, erba alta e rifiuti. Sì, questo è l’aspetto dell’ex centro commerciale Isonzo che abbiamo cercato di immortalare nelle foto. Fa sensazione vedere come in pochissimo tempo una zona curata e accogliente sia diventata il tempio del degrado, anche per colpa di chi, incurante delle più elementari regole del vivere civile, scarica lì rifiuti di ogni tipo.
La struttura, di per sè, è in buone condizioni: resiste alle intemperie e al disuso. Insomma, non ci sono calcinacci, sinistre crepe, finestre che si sfaldano. Tutto viene mantenuto in (discreto) ordine. Ciò che non è in ordine è la vegetazione: l’erba alta la fa da padrona e, forse, sarebbe il caso di intervenire. Non parliamo poi dei cestini delle immondizie che sono ricolmi di rifiuti: alcuni letteralmente traboccano, tant’è che parte del loro contenuto è finito a terra. Si possono vedere lattine di birra, carte e cartacce, sacchi, persino la batteria (probabilmente esausta) di un’automobile.
C’è anche una piccola discarica nell’area che ospitava, sino a qualche mese fa, il parcheggio. Proprio in corrispondenza di un cartello con l’inequivocabile scritta “Non scaricare rifiuti”, più di qualche persona maleducata si è sbizzarrita. E ha lasciato lì sacchi con all’interno bicchieri e piatti di plastica, pezzi di vetro, bottiglie in pet, cartacce, volantini, persino maglie, un paio di pantaloni, scarpe. E poi ci sono scarti di verde: ramaglie e quant’altro.
Le panchine, poi, sono in pessime condizioni: il legno, che ormai ha perso il trattamento, risente della pioggia caduta in questi mesi. Insomma, immagini che “regalano” infinita tristezza. Che fare di quell’area commerciale? Come strapparla al degrado, garantendole nuova vita? Roberto Sgavetta, vicepresidente di Coop Consumatori Nordest, dichiarò in occasione dell’apertura di Ipercoop a Tiare shopping di ritenere impossibile per la struttura (che rimane proprietà di Coop) un futuro sempre nell’ambito food, cioè alimentare. Sarebbe stupido crearsi un concorrente in una struttura di proprietà.
Intanto, però, il tempo passa e il degrado avanza. E i gradiscani (e non solo loro) si interrogano sulle tare del consumismo e della grande distribuzione.
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