Dalla risaia austriaca alla foce della Cona qui scorre tanta storia
le vicende
L’acqua è femmina ma spesso lo dimentichiamo. Fino alla Prima guerra mondiale, salvo eccezioni, il nome dei fiumi era preceduto dall’articolo determinativo femminile. A cominciare dalla Piave, prima che Giovanni Gaeta imbastisse “Il Piave mormorava”. Pure l’Isonzo, nella versione slovena Soca, pretende la. Staranzano e l’acqua hanno un rapporto controverso. Da una parte il vanto della riserva naturale della foce dell’Isonzo, dall’altra la pagina se non nera, grigia, del pasticciato progetto degli anni Ottanta-Novanta del Marina di Staranzano. Riannodando i fili della storia come non ricordare il fallimentare tentativo dell’amministrazione austriaca di impaludare vasti appezzamenti, nella zona dell’attuale depuratore, per ricavare delle risaie. Il risultato, come ricordano nei loro scritti Brumati e Domini, fu la sottrazione di terreni coltivabili e la rovina delle risaie. I contadini divennero sempre più poveri, alcuni poterono sopravvivere grazie soltanto al buon cuore del conte Valentinis, disposto a lasciare nelle loro mani una parte del raccolto superiore ai contratti dell’epoca. Acqua a Staranzano significa anche mare. Il Lido, quando finalmente sarà recuperato e valorizzato, non avrà nulla da invidiare ad altri arenili. E il canale della Quarantia? Quanta storia galleggia anche su questo specchio d’acqua. Vecchia foce dell’Isonzo, colpevole di insabbiare il porto e il cantiere di Monfalcone, dagli anni Venti dello scorso secolo la Quarantia è una specie di fiordo, oggi desolatamente spogliato degli orpelli dei casoni. Quanta magnificenza invece nella diga scolmatore, che fa da argine all’attuale foce dell’Isonzo e accompagna il visitatore verso la Cona. Nei pressi, alla fine di Riva Lunga, esisteva una colonia estiva per bambini ricavata dalla vecchia caserma della guardia di finanza. E come tacere dell’idrovora Sacchetti, che ancora oggi difende Staranzano dall’acqua che sa anche essere matrigna? Se non ci fosse già il copyright (la rassegna culturale curata da Paolo Polli alla Lega Navale di Monfalcone) si potrebbe dire che a Staranzano ci sono tante storie scritte sull’acqua. Ora anche la fontanella pretende un suo capitolo. Cinema e letteratura hanno accomunato l’acqua al rumore, al colore, alla forma e ad altri sostantivi. “L’acqua è la forza che ti tempra, nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi”, scriveva Eugenio Montale pur non essendo mai stato a Staranzano. —
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