Diktat Ue sul Corridoio V «Partite o tagliamo i soldi»

INVIATO A BUDAPEST. «È ormai troppo tempo che stiamo ragionando e discutendo del Corridoio V, i governi non intendono andare avanti? Bene, è venuto il momento di dire basta. Sono troppo anziano per essere cortese, quei soldi che abbiamo stanziato per questa infrastruttura li daremo ad altri. Al corridoio 3 o 4. So bene che in Val di Susa abbiamo dei problemi, la Ue può mediare. E sono anni che tiriamo avanti con la Trieste-Divaccia-Budapest. Se non c’è un progetto pronto per essere cantierato, finanzieremo altri progetti che lo meritano di più».
Il coordinatore europeo del progetto prioritario numero 6 del V Corridoio Laurens Jan Brinkhorst al summit internazionale di Budapest abbandona qualsiasi accortezza diplomatica per esternare sconcerto e irritazione per i ritardi e i rinvii. Dal caffè New York, ridondante di stucchi e ori che raccontano la grandezza ungherese e che mascherano la crisi che sta attanagliando il paese e le famiglie, pochi minuti prima del vertice internazionale sul Corridoio V, lancia un monito che sa di ultimatum. «Spero di incontrare il ministro dei trasporti sloveno e di parlargli chiaramente perché è da 4 anni che si sta studiando la Trieste-Divaccia. È giunto il momento di fare una sintesi finale». Per Brinkhorst il conto alla rovescia è già deciso: all’inizio di ottobre ci sarà un vertice con i primi ministri di Italia e Francia, Mario Monti e Francois Hollande. Il coordinatore europeo che guida il direttorato generale chiederà chiaramente se i due Paesi vogliono andare avanti concretamente o meno. «Sulla Lione-Torino finora non è stato dato nemmeno un colpo di piccone e non si è nemmeno iniziato a lavorare sul tunnel» si sfoga davanti all’uditorio che lo ascolta in silenzio. Anche per Trieste ha pronta l’ultima chance: «Ho deciso che la città sarà la sede decisionale per le sorti del Corridoio che va ad Est. Intendo convocare i governi italiano e sloveno per conoscere le loro decisioni».
Un summit economico-tecnico, quello organizzato a Budapest dalla Camera di commercio italo-ungherese e guidata da Maurizio Sauli. I paesi del centro Est Europa ora sono a caccia di nuove opportunità di sviluppo come potrebbe essere la realizzazione di una grande infrastruttura.
L’Ungheria che al summit vede presente il ministro per lo sviluppo economico Janos Fònagy appoggia pienamente la strategia della Ue e di Brinkhorst: «Lo sviluppo delle reti infrastrutturali è un fattore importante di coesione ma anche di sviluppo economico perchè la costruzione di ferrovie implica una regia globale di interventi che vanno dal ferro al legno fino agli impianti e alle tecnologie e danno lavoro a tutti». A gelare la sala, però, ci pensa la Slovenia. Non c’è il ministro dei trasporti Sloveno, il governo ha inviato l’ambasciatrice in Ungheria Darja Bavdaz Kuret. La stessa scelta fatta dal governo Italiano, assente in maniera clamorosa, e il Paese è rappresentato dall’ambasciatrice Maria Assunta Accili arrivata da poco dalla Cina.
«Il Corridoio V è di importanza strategica per la Slovenia - spiega Kuret - perché aprirà nel futuro i mercati fino in Cina. Per noi è una grande possibilità anche per il Porto di Capodistria e per accedere ai mercati dell’Europa centrale. Ma a Brinkhorst diciamo che per noi è anche importante il Corridoio 10 che non è stato considerato prioritario e che collega Monaco con la Slovenia e i Balcani. Noi guardiamo a questo e dobbiamo pensare alle attuali infrastrutture, soprattutto all’autostrada, che dopo il rilancio dell’ecomnomia dovrà sopportare maggior traffico e non sarà più sufficiente. Serviranno nuovi investimenti». Non sulle reti ferroviarie del Corridoio V.
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