Divieti e missioni: chiusa l’inchiesta su Picchione

Indagini preliminari concluse. L’avviso è stato inviato dalla Procura di Trieste all’architetto Maria Giulia Picchione, soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia. Picchione è indagata dal pm Federico Frezza per l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio e anche di tentata truffa ai danni dello Stato. È difesa dall’avvocato Giovanni Borgna.
In primis il pubblico ministero accusa la soprintendente di avere, nel suo ruolo, posto in essere reiterate violazioni di legge in danno di privati nel redigere pareri o dinieghi autorizzativi. Nel dettaglio le vengono contestate per una serie di pratiche, in casi diversi e a vario titolo, la violazione del principio del contradditorio con i richiedenti, carenze nelle motivazioni dei provvedimenti e inoltre di aver travisato fatti, non aver rispettato circolari e di essere andata oltre alle proprie competenze. Sette sono ad esempio le situazioni di provvedimenti di Picchione giudicati illegittimi dal Tar e finiti nell’inchiesta condotta da Frezza.
Sul versante dell’accusa di tentata truffa, viene contestata alla soprintendente l’illegittimità di una serie di missioni a Udine e a Roma e quindi delle relative richieste di rimborso (nel primo caso per spese di vitto e alloggio, nel secondo per quelle di viaggio). Per il pm Frezza, queste missioni erano inesistenti o inammissibili e Picchione avrebbe fatto risultare invece necessario per la sua attività lavorativa alla sede di Udine il pernottamento nel capoluogo friulano, così come richiesta o necessaria la sua presenza a Roma, richiedendo indebitamente - secondo l’accusa - rimborsi per un ammontare complessivo rispettivamente di 4.546 euro e di 2.100 euro. (m.u.)
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