Ds friulani in difesa di Travanut
| Quercia verso il secondo round sul cementificio. I comitati: «Si annulli la Via» |
TRIESTE
Nel primo round del faccia a faccia sul caso Travanut tra tutti i consiglieri diessini (assieme agli assessori), i pordenonesi hanno scoperto le carte peraltro fino a quel momento neppure troppo nascoste. Hanno chiesto a Mauro Travanut di fare un passo indietro dopo la sua gestione «politica» del gruppo consigliare della vicenda del cementificio di Torviscosa. L’assessore Lodovico Sonego e i consiglieri Paolo Pupulin sono stati espliciti nella richiesta di dimissioni. I friulani invece sono rimasti alla finestra, anzi sembrano i più impegnati a difendere l’incarico dell’ex sindaco di Cervignano. E Bruno Zvech, consigliere ma soprattutto segretario regionale, sta nel mezzo a garantire gli equilibri, nella consapevolezza che sarebbe comunque opportuno evitare un terremoto a pochi mesi dalla fine della legislatura. Ma sarà probabilmente il secondo round quello decisivo. I diessini si sono dati infatti appuntamento per un ulteriore vertice quando sarà approvata la delibera della giunta sul cementificio.
L’ACCUSA I diessini di Pordenone sono i più «sensibili» al fatto che Travanut abbia «forzato» l’interpretazione del suo ruolo in Consiglio. Nella riunione di lunedì infatti, è stato lo stesso Sonego, una volta ultimata la discussione sul primo punto all’ordine del giorno, a chiedere che ci si occupasse del caso-cementificio. Da qui la richiesta a Travanut di fare un passo indietro. Richiesta rimasta tale perchè né il diretto interessato, né gli altri hanno fatto ancora alcuna mossa.
I FRIULANI Pur non mancando le perplessità anche tra i colleghi dell’Udinese sul comportamento di Travanut, sono proprio loro i suoi primi difensori. O quantomeno i friulani possono essere i protagonisti della mediazione. Il presidente del consiglio regionale Alessandro Tesini è stato l’ispiratore della scelta dei diessini di nominare Travanut capogruppo all’indomani dell’elezione di Zvech alla carica di segretario regionale. Ma non è trascurabile anche l’importanza per Tesini di evitare perturbazioni in Consiglio proprio nel suo partito. L’altra personalità di spicco vicina a Travanut è il senatore ed ex segretario regionale Carlo Pegorer. Lui afferma che «il gruppo consiliare ha la sua autonomia» ma un suo contributo alla ricucitura della frattura potrebbe essere decisivo.
LA DELIBERA Il pronunciamento sulla delibera di autorizzazione al progetto della Grigolin sarà decisivo. Travanut ha più volte ribadito che deciderà di lasciare la carica «solo se il cementificio passerà con il voto dei Ds» mentre «per il principio di simmetria qualcuno (Sonego ndr) in caso di non autorizzazione al progetto dovrà mettere in discussione il suo ruolo di capodelegazione dei Ds in giunta». Intanto il fatto che la delibera approdi in giunta venerdì è ancora in forse. Gli uffici tecnici e legali della Regione stanno analizzando a fondo i pareri e hanno la disposizione di articolare una delibera inappuntabile, essendo questa l’unico atto impugnabile. Quindi, nonostante tutti abbiano fretta di mettere la parola fine al caso, un approfondimento di indagine anche sotto il profilo giuridico potrebbe ritardare i tempi del pronunciamento da parte dell’esecutivo.
I COMITATI Nonostante l’intenzione della giunta sul cementificio sia orientata sempre più verso il «no», il comitato dei cittadini chiede l’annullamento della procedura di Valutazione di impatto ambientale per l’impianto di produzione di clinker proposto dalla Cementi Nord-Est. E lo fa con un documento inviato a al presidente Illy, all’assessore Moretton, al ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, alla procura della Repubblica e al prefetto di Udine, nonché a tutti i sindaci. L’esposto riguarda l’attuazione della direttiva 96/82/Ce relativa al controllo dei pericoli derivanti da incidenti connessi con determinate sostanze pericolose. Si tratta della «legge Seveso» che va applicata in aree ad elevato sviluppo industriale con possibilità di contaminazione per le persone e l’ecosistema. Questo dispositivo riguarda l’area interessata alla costruzione del cementificio «tenuto conto - si legge nel documento - che la produzione e la macinazione del cemento avverrebbe in un impianto adiacente agli stabilimenti impiegati per lo stoccaggio del cloro e per la produzione di cloroparaffine».
La legge, scrive il comitato contrario al cementificio, prevede che la popolazione deve essere messa in grado di esprimere il proprio parere e che la partecipazione dei cittadini alle procedure di Via costituisce un requisito essenziale delle procedure. «Poichè la maggioranza della popolazione della Bassa ha espresso in modo palese la sua contrarietà all’insediamento, così come la stragrande maggioranza delle amministrazioni comunali interessate - continua la lettera - si chiede l’annullamento della procedura di Via relativa all’impianto o, in via subordinata, di prendere atto che le popolazioni interessate sono contrarie all’industria il cui progetto è stato proposto dal Gruppo Grigolin».
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