Due pullman di amici per la sepoltura nel paesino natale

Oggi ci sarà l’ultimo viaggio di Guido Botteri. Quello che lo riporterà a Strembo, il paesino della Val Rendena dove il giornalista e scrittore era nato 88 anni fa e dove sarà sepolto nel pomeriggio, nel piccolo cimitero, dopo la benedizione della salma attesa da Trieste per le 15. Ad accompagnare Botteri nel suo “ritorno a casa”, dove i rendenesi lo chiamavano “Gambin”, due pullman con gli amici di Trieste. La sua patria adottiva.
Botteri, pur avendo lasciato Strembo sin da ragazzo per seguire la professione di giornalista, non aveva mai tagliato le radici con la sua terra. Anzi. Aveva conservato la casa di famiglia, restaurata con una attenzione maniacale all’impostazione originaria dell’edificio, senza cedere ad alcuna “scorciatoia” della modernità, e aveva mantenuto amicizie importanti rinsaldate negli ultimi decenni da un’attenta attività di storico sulla realtà locali e sulle sue tradizioni. Negli anni Novanta, come ricordano in Val Rendena, Botteri aveva pubblicato “Strembo oggi e domani”, una raccolta di approfondimenti sulla storia rurale del paese e su quella delle sue istituzioni.
A Strembo gli amici lo avevano visto per l’ultima volta poco più di una settimana fa. Non nascondeva, raccontano, gli effetti del progressivo aggravarsi dei problemi cardiaci che domenica ne hanno provocato la morte. Ma non per questo rinunciava al proprio spirito e a quella eterna passione per il dialetto locale e ancora più per il “Taron”, l’antico gergo degli arrotini della val Rendena, con cui conversava abitualmente con i pochi in zona che ancora lo parlano. Una sorta di lingua segreta, priva di qualsiasi connessione con quelle ufficiali sia di oggi che di allora, elaborata all’epoca proprio per non farsi capire dai non iniziati di quella che era una vera e propria casta, sia pure artigiana e rurale. A Strembo Botteri tornava per le ferie estive, quando ad accompagnarlo c’era talvolta la figlia Giovanna, e per le ricorrenze dei defunti.
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