«Elezioni dell’Ui ricorso respinto ma non nel merito»

TRIESTE. «Il 18 febbraio abbiamo ricevuto il decreto della Corte costituzionale (datato 20 gennaio 2016) con il quale è respinto il nostro ricorso perché "non sussistono i presupposti per decidere sul merito della questione", con la motivazione che nel ricorso non è rilevata nessuna questione giuridico-costituzionale importante e che la presunta esistenza di violazione dei diritti costituzionali non è argomentata a parte». Così Silvano Zilli, Astrid Del Ben e Marino Budicin, presidente della Comunità degli Italiani "Pino Budicin” di Rovigno, in una articolata nota comunicano l’esito del ricorso presentato sull’elezione di Maurizio Tremul a presidente della Giunta esecutiva dell’Unione italiana. «Riteniamo di aver accuratamente motivato le violazioni dei diritti costituzionali in tutti i nostri ricorsi. La motivazione che la Corte suprema non ha violato la legge, benché nessun tribunale ci avesse fornito la tutela giuridica, pur avendo ognuno il diritto a un processo equo, di fatto, conferma che è stato trovato un escamotage legale per non dover decidere sulla questione, che è politicamente delicata in quanto riguarda le minoranze. Il Tribunale regionale di Fiume, la Corte suprema, come tribunale d'appello, e la Corte costituzionale non si sono espressi sul merito della controversia, ma hanno respinto le nostre istanze adducendo motivi procedurali. Pertanto, dopo l'intero procedimento giudiziario, dal più basso al più alto livello giudiziario, non si è riusciti a ottenere una decisione sul merito della controversia, ossia sul fatto se l'attuale mandato di Tremul» sia «da ritenersi il secondo o il terzo mandato consecutivo; ben sapendo che dall'istituzione dell'Unione Italiana, nel 1991, egli è ininterrottamente al vertice dell'associazione (per ben 25 anni consecutivi)», annotano i tre firmatari. I quali sottolineano come Tremul «ha ricoperto la funzione di presidente nel mandato quadriennale 2006-2010 e in quello successivo 2010-2014, ossia per due mandati (8 anni) consecutivi e quindi, a nostro parere, la sua candidatura al terzo mandato consecutivo per la funzione di presidente non doveva essere convalidata dalla Commissione elettorale centrale dell'UI. E tale convalida non doveva incontrare i favori del Comitato generale di controllo delle elezioni e del Comitato dei garanti, d'appello e di controllo dell'UI». Secondo Zilli, Del Ben e Budicin la rielezione di Tremul «il 29 giugno 2014, a nostro parere, de iure e de facto rappresenta un'evidente e grave violazione dello Statuto dell'UI».
Il merito della controversia, scrivono ancora i tre, «verte sull'interpretazione dei concetti giuridici che riguardano entrata in vigore, applicazione e efficacia giuridica di un atto, una disposizione, ossia su una questione prettamente giuridica. Ad avvalorare il nostro parere vi sono due atti della Corte costituzionale» e un articolo pubblicato sul sito internet dell'Università di Fiume della cattedratica Sanja Bari„ (Facoltà di giurisprudenza), proseguono i tre riportandone i pareri: «Si deve certamente tenere a mente - riportano - “che la limitazione dei mandati consecutivi è espressione della fondamentale idea costituzionale e del diritto pubblico sulla limitazione del potere, e ciò non perché qualcuno concretamente abusi di tale potere, ma proprio perché nessuno mai venga nella posizione per poterne abusare”».
«Rimaniamo del parere - conclude la nota - che Maurizio Tremul ricopre la funzione di presidente della Giunta esecutiva dell'UI, per il terzo mandato consecutivo, in violazione dello Statuto, che fissa il limite massimo di due mandati».
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