Emergenza-cinghiali, danni per 250mila euro

A tanto ammontano le segnalazioni in un anno di agricoltori e privati cittadini. I fondi della Provincia sono insufficienti
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 25.06.2014 Danni cinghiali Oslavia Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 25.06.2014 Danni cinghiali Oslavia Fotografia di Pierluigi Bumbaca

CORMONS. Quello di Oslavia è soltanto l’ultimo caso. Orti e giardini devastati dai cinghiali, esasperazione da parte dei proprietari, contromisure che non bastano più a “fronteggiare” il fenomeno. Non a caso, l’altro giorno, la famiglia Markovic di Oslavia ha commentato: «Abbiamo scritto una lettera alla Provincia per ottenere il risarcimento danni e un contributo per la recinzione elettrificata, per ora è arrivato solo un tecnico a fare un sopralluogo e poi più nulla».

Ma a quanto ammontano, in termini economici, i danni causati dalle scorribande degli ungulati? Ormai si “viaggia” sui 250mila euro l’anno. Nel 2011 i danni subiti dal settore agricolo nella fascia che va da Gorizia al Collio a causa delle incursioni di cinghiali soprattutto ma anche di caprioli e cornacchie ammontarono a 232.306,25 per la precisione. Gli anni successivi il “conto” è ulteriormente salito, superando quota 250mila euro. La Provincia, dal canto suo, ha fatto quello che ha potuto, elargendo 89.024 euro. Il 70 per cento della somma è stata destinata agli interventi di prevenzione e per l’indennizzo dei danni all’agricoltura pari a 62 mila 316,80 euro (prevenzione 6 mila 199,36 più 56 mila 116,64 per i danni). Il restante 30% del fondo regionale, pari a 26 mila 707,20 euro, è stato invece indirizzato ai danni causati dai cinghiali alle auto (11 mila 140,78 euro) e ad altri interventi finalizzati al miglioramento ambientale (15 mila 166,42 euro). Finanziamenti che sono una goccia nel mare visti i continui danni causati alle coltivazioni (ma anche ai giardinbi delle abitazioni) in tutto l’Isontino.

Il totale della superficie danneggiata nell’Isontino è stata di circa 400 ettari: le coltura maggiormente colpite i seminativi, i vigneti, gli ortaggi. Negli ultimi anni le recinzioni speciali (i cosiddetti “pastori elettrici”) hanno contribuito a diminuire i danni specie nei vigneti ma le devastazioni continuano ad essere troppe, come evidenziato con forza e a più riprese negli ultimi tempi anche dalla Coldiretti provinciale. I cinghiali europei sono tipici abitatori dei boschi ben maturi ed in particolare dei querceti, mentre le sottospecie africane ed asiatiche sembrano preferire le aree aperte e paludose: in generale il cinghiale si dimostra però assai adattabile in termini di habitat, e colonizza praticamente ogni tipo di ambiente a disposizione.

Nei territori occupati dai cinghiali deve tuttavia essere sempre presente una fonte d'acqua, dalla quale l'animale non si allontana mai molto. Pertanto, il cinghiale evita le aree desertiche, rocciose e quelle a forte precipitazione nevosa, dove per l'animale risulta disagevole grufolare. I cinghiali, tuttavia, tollerano molto bene il freddo (resistono a temperature di decine di gradi al di sotto dello zero), mentre sono meno adattabili a climi eccessivamente caldi, dove danno segni di sofferenza: l'umidità dell'ambiente li interessa relativamente poco, grazie al pelo altamente isolante.

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