Ezit lancia l’allarme: «Casse vuote, a rischio le paghe dei 22 dipendenti»

Bruni: tagliate tutte le spese possibili, abbiamo chiuso il 2013 sotto di 600mila euro. Ultima tegola il caso dell’ex Olcese: anticipati tre milioni per l’acquisto, ma mai arrivato il contributo della Regione
Lasorte Trieste 28/06/14 - Via del Follatoio, Ex Stabilimento FTA Olcese
Lasorte Trieste 28/06/14 - Via del Follatoio, Ex Stabilimento FTA Olcese

Sono vuote le casse dell’Ezit, l’Ente zona industriale il cui assetto attuale risale al 1949 e al Governo militare alleato e che ora rischia di sparire prima che si materializzino le voci che circolano di una sua ipotetica soppressione. Sfiancato dall’annosa questione del Sin, il Sito inquinato d’interesse nazionale che anziché semplificarsi si complica di anno in anno e di fatto paralizza insediamenti ed estensioni di aziende, fatto traballare dalla causa persa al Tar contro la Teseco, corre ora l’immediato pericolo di venir definitivamente affondato a causa del “pasticcio” sulle strutture dell’ex Cotonificio Olcese per il cui acquisto ha anticipato nel 2010 tre milioni di fondi propri in presenza di un contributo di quasi 7 milioni stanziato, ma mai erogato dalla Regione. Il grido d’allarme viene da Mario Cappelli che in consiglio di amministrazione rappresenta la Provincia dopo essere stato assessore al Personale nella giunta comunale di Riccardo Illy. «Non saremo in grado - annuncia drammaticamente Cappelli che ha scritto al sindaco Cosolini e alla presidente della Provincia Bassa Poropat - di pagare gli stipendi di settembre ai 22 dipendenti che pure negli ultimi anni sono stati ridotti di 9 unità». Il presidente Dario Bruni è ancora più drastico: «Non sono nemmeno sicuro che ce la faremo per quelli di agosto. Eppure abbiamo tagliato tutte le spese possibili: per i consiglieri di amministrazione non solo non vi sono i gettoni di presenza, ma nemmeno le caramelle che mettevamo sul tavolo».

«Per chiudere in pareggio il bilancio 2013, come vuole la legge - spiega il direttore Paolo De Alti - abbiamo dovuto chiedere un’anticipazione di cassa al nostro istituto tesoriere». «In sostanza - specifica Bruni - non solo le nostre casse sono vuote, ma abbiamo chiuso sotto di 600mila euro». Annualmente l’Ezit ha circa due milioni di uscite (1,3 per gli stipendi, quasi 700mila in tasse) e a fronte di questi meno di 1,3 milioni di introiti che però negli anni passati venivano fortemente rimpinguati dalla vendita di terreni e strutture. La crisi economica e il Sin hanno però azzerato le richieste di nuovi insediamenti, fatta eccezione per il comparto commerciale sul quale però è aperta un’altra questione. «In un convegno della Cisl di Udine - accusa Cappelli - è stato affermato che Ezit e Consorzio di Monfalcone sono enti inutili, mentre la stessa università friulana ha reso noto che negli ultimi cinque anni la Regione ha versato 39 milioni di euro nelle casse di alcuni consorzi industriali friulani solo per il loro funzionamento (non per opere pubbliche o investimenti immobiliari, ma solo per garantirne l’esistenza in vita). Di questo fiume di denari nemmeno un centesimo è arrivato all’Ezit. Credo che l’Ezit sia un ente inutile soltanto se si vuole che lo sia».

La crisi dell’ente è generata in realtà dalla totale paralisi dell’intera area industriale bloccata dal Sin e dalla crisi e rimanda l’immagine di una città stritolata a tenaglia da due deserti che dovrebbero invece essere i suoi due polmoni: la Zona industriale a Sud e il Porto Vecchio a Nord.

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