Feto nascosto, dall’autopsia la verità su quella notte

Attese le risposte scientifiche in merito alla vicenda della ragazza minorenne che, dopo il parto in casa, aveva riposto la creatura nell’armadio in una borsa
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-04.10.2011 Centri commerciali-Emisfero-Monfalconei-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-04.10.2011 Centri commerciali-Emisfero-Monfalconei-foto di Katia Bonaventura

È affidato al medico legale triestino Fulvio Costantinides, professionista di chiara fama nel settore giudiziario, l’esame autoptico sul piccolo feto otto giorni fa espulso in camera da letto da una giovane ronchese di 16 anni e poi rinvenuto privo di vita, all’interno di un armadio della stanza, riposto in una borsa, dai carabinieri. All’anatomopatologo, cui è stato conferito l’incarico dal Tribunale per i minorenni mercoledì, spetta un compito cruciale: stabilire quanto effettivamente accaduto la notte di quel 4 febbraio, un giovedì, quando la ragazza ha di fatto partorito in casa, rischiando seriamente la vita per un subentrato choc emorragico. Ingente perdita di sangue che ha richiesto, una volta portata la ragazza all’ospedale dalla mamma, ben due trasfusioni di sangue per ristabilire le condizioni entro i parametri vitali di sicurezza. E che è stata debellata solo grazie a un intervento chirurgico di revisione e raschiamento della cavità uterina. I genitori, chiaramente molto provati, fin dall’inizio hanno dichiarato ai militari di essere completamente all’oscuro della vicenda e di averla appresa solo nelle ore in cui i fatti volgevano al trieste epilogo.

Il ritrovamento del feto da parte dei carabinieri, peraltro allertati attraverso gli operatori sanitari proprio dalla madre, che dopo aver trascorso la notte a fianco della figlia ricoverata al San Polo era rientrata per prelevare un ricambio di indumenti e aveva fatto così la tragica scoperta, ha necessariamente fatto avviare accertamenti e indagini. I primi atti senza formulazione di ipotesi di reato, tra cui i verbali raccolti, oltre a referti medici e cartella clinica, sono stati già inviati alle procure: del Tribunale per i minorenni di Trieste, per il filone di competenza, e di Gorizia, per l’eventuale responsabilità di terzi adulti (ma «non ci sono emergenze univoche sul coinvolgimento di maggiorenni», come trapela dall’autorità inquirente).

La prima discriminante essenziale, dunque, è affidata al medico anatomopatologo, come sottolineato ieri dal procuratore capo della Repubblica, Massimo Lia. L’autopsia sarà lo spartiacque essenziale dell’intera storia. L’esame, che sarà svolto nei prossimi giorni, è teso infatti ad «accertare a quale mese si trovasse la gestazione» e «tutta una serie di fatti che riguardano il feto», vale a dire, nelle varie ipotesi, «se si è trattato di una espulsione spontanea oppure di un aborto e ancora se il feto è nato vivo oppure morto». Il procuratore capo, alla luce del coinvolgimento nella vicenda di una minorenne mantiene il più stretto riserbo sulle indagini, ma confida che il medico legale possa senz’altro appurare tali circostanze, in quanto «esistono degli indici di tipo medico in grado di delineare il quadro della situazione». Il primo e diretto “indicatore” sta nella verifica dello stato dei polmoni, che, qualora espansi o meno, potrebbero avvalorare l’ipotesi che il neonato sia venuto alla luce rispettivamente vivo o morto.

Allo stato attuale, ed è bene ribadirlo, «in mancanza di elementi tecnici non possiamo assolutamente dire se ci sia o meno un’ipotesi di reato, per quel che ci pertiene, ovvero l’eventuale coinvolgimento di terzi maggiorenni». Troppo presto, insomma, per azzardare alcunché: «I contorni non sono ancora chiari», commenta sempre Lia, che conferma anche «l’esistenza di un fascicolo aperto sulla base di un’informativa». Restano invece, perché trascritte nero su bianco, le parole della ragazza, che ha dichiarato di non essere al corrente della gravidanza. Circostanza peraltro riferita anche agli operatori sanitari, in ospedale. A oggi pare plausibile, sia sotto il profilo medico che inquirente, la possibilità che la ragazza sia stata effettivamente colta da malore nella notte, in casa, e abbia subìto un aborto spontaneo. Gli esami del sangue non avrebbero dato adito ad alcuna anomalia e dunque risulterebbero compatibili con questa prima ricostruzione. Alle indagini e soprattutto all’autopsia sul piccolo feto, custodito all’obitorio del San Polo, ora a disposizione dell’autorità giudiziaria, sono affidate le risposte a tutti gli altri interrogativi.

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