Foca monaca si riposa a Cherso

Il mammifero avvistato e fotografato da un gruppo di turisti sulla spiaggia all’ingresso di una grotta
Di Andrea Marsanich

FIUME. A distanza di un anno, nuovo avvistamento di una foca monaca a Cherso, fotografata la scorsa settimana da un gruppo di turisti mentre si riposava tranquillamente sulla spiaggia all’imboccatura di una grotta marina. I vacanzieri hanno pensato bene di allertare gli attivisti di Plavi Svijet (Mondo Blu), l’istituto per le ricerche e la tutela del mare con sede a Lussingrande e subito un team si è messo in moto, portandosi nel sito segnalato quale dimora dell’animale e che si trova lungo la costa occidentale dell’isola. Sabato mattina i ricercatori di Plavi Svijet hanno notato il mammifero – un esemplare lungo 2 metri e mezzo – e l’hanno fotografato e filmato, ripetendo quanto fatto nel giugno di un anno fa. Grgur Pleslic di Mondo Blu ha spiegato ai giornalisti che in un secondo tempo la grotta è stata ispezionata e quindi raccolti alcuni peli della foca per vedere se si possa arrivare all’esame del Dna. Le analisi sarebbero oltremodo preziose perché potrebbero determinare le origini dell’animale, confrontando i dati con quelli in possesso di similari istituti presenti in Grecia e Turchia. «Sappiamo che la foca monaca è il mammifero marino più a rischio in Europa – ha fatto presente il ricercatore – ne esistono ancora da un minimo di 500 ad un massimo di 600 esemplari. Sono raggruppati in due colonie, una posizionata nel Mediterraneo nordorientale e parlo di Grecia, Turchia e Cipro, e l’altra dislocata nell’Atlantico nordorientale, lungo le coste della Mauritania e dell’Africa occidentale, come pure nelle isole Desertas, a metà strada tra le Azzorre e le Canarie. In passato questa specie di foca era un abitante fisso dell’Adriatico, ma dagli anni 60 del secolo scorso il suo numero si è rarefatto a tal punto da essere considerata scomparsa da questo mare». Nel sottolineare che dopo decenni di assenza un esemplare era stato fotografato nel 2005 nelle vicinanze dell’isola dalmata di Selve (Silba), Pleslic ha rilevato che l’esame del Dna potrebbe stabilire se l’esemplare appartenga alla colonia greco–turca e che pertanto abbia voluto tentare l’avventura nelle acque adriatiche, dirigendosi centinaia e centinaia di miglia a settentrione. In questo momento non è noto se si tratti dello stesso animale ripreso da Plavi Svijet il giugno 2011 a Cherso, che poi risultò essere l’esemplare visto a più ripreso nell’ estremo lembo meridionale dell’Istria, a Capo Promontore nel 2009. «Dobbiamo stabilire se nelle nostre acque abitino una o più foche monache – ha aggiunto Pleslic – il maggior numero di avvistamenti ha comunque riguardato la Penisola istriana, seguita da Cherso e Lussino. Noi all’istituto siamo dell’avviso che si tratti dello stesso animale, stabilitosi nelle acque altoadriatiche perché evidentemente gli forniscono un sufficiente quantitativo di cibo. Non sappiamo d’altro canto se nel resto dell’Adriatico ci siano altri esemplari». Il biologo lussiniano ha invitato tutti coloro che avvistassero il mammifero a rivolgersi a Plavi Svijet, ricordando infine che abbiamo di fronte una specie minacciata e dunque da salvaguardare.

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