Giochi erotici con minori Condanna bis per il bancario

La pena, in stretto senso giuridico, era e rimane minima. La minima possibile, in sostanza. Resta però la macchia, che esula dai codici di legge, su una vita insospettabile, corroborata peraltro da...
Di Piero Rauber
Foto Bruni 14.08.15 Giardino pubblico
Foto Bruni 14.08.15 Giardino pubblico

La pena, in stretto senso giuridico, era e rimane minima. La minima possibile, in sostanza. Resta però la macchia, che esula dai codici di legge, su una vita insospettabile, corroborata peraltro da una lunga lista di testimonianze di virtù sociali, eppure scivolata su una buccia di voglie sessuali spuntata clamorosamente dalla memoria video di un cellulare. Arrigo Ravenna - l’impiegato di banca ed ex dirigente scout di 56 anni finito nel 2013 nei guai con la giustizia e alla gogna mediatica per aver consumato rapporti a pagamento con due fratelli di origine straniera all’epoca di 15 e 17 anni, avvalendosi di vari attrezzi erotici - è stato condannato per la seconda volta a dieci mesi con la condizionale e le attenuanti generiche per atti sessuali con minori. Nella serata di mercoledì scorso, infatti, la Prima sezione penale della Corte d’Appello di Trieste - presieduta dal giudice Igor Maria Rifiorati, magistrato relatore Gloria Carlesso - ha confermato la sentenza che era stata pronunciata a maggio 2014 dal gup Luigi Dainotti al termine del processo abbreviato di primo grado a carico di Ravenna, che aveva già provveduto a pagare 12mila euro a titolo di indennizzo. Sono state così accolte le tesi del sostituto procuratore generale Paola Cameran, che aveva appunto chiesto la conferma della prima condanna. Respinte le istanze dell’avvocato Gabriella Frezza - che aveva difeso l’imputato già davanti al giudice Dainotti insieme al collega Marco Marocco - secondo cui la discriminante della quale si sarebbe dovuto tener conto era il principio dell’inevitabilità, cioè che Ravenna non avesse potuto immaginare che i due giovanissimi con cui egli aveva avuto quei rapporti in cambio di soldi fossero, dato il loro aspetto più adulto e i loro modi smaliziati, minorenni. Una vicenda che, così ricostruita, non può non portare la testa di tutti, o quasi tutti, a quella ben più celebre di Berlusconi e Ruby, finita con l’assoluzione da parte della Cassazione, che ha ritenuto che il leader di Forza Italia non poteva sospettare che Karima all’epoca delle loro “frequentazioni” fosse diciassettenne. Alla fine invece è passato evidentemente il concetto, sostenuto dal sostituto pg, in base al quale il dubbio circa l’età dei due fratelli avrebbe dovuto indurre l’uomo ad astenersi. Un rapporto insomma non inevitabile, ma evitabile. Il reato per il quale Ravenna è stato condannato, questa e pure l’altra volta, è in effetti riconducibile agli atti sessuali con minori e non all’induzione della prostituzione minorile, come aveva reclamato, chiedendo quattro anni, il pm Massimo De Bortoli nella sua requisitoria al processo di primo grado. Proprio De Bortoli aveva sviluppato il fascicolo a carico di Ravenna dopo la denuncia dei genitori dei due fratelli, che avevano trovato su un cellulare le immagini dei “giochi” cui si erano concessi in alcune occasioni, in un appartamento del Viale, in cambio di 30 euro a testa alla volta. Erano stati approcciati al giardino di via Giulia, al centro quest’estate - per rinfrescare la memoria - dell’incredibile denuncia di oltre 50 uomini per atti osceni in luogo pubblico.

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