Giovani prostitute romene spunta l’ipotesi schiavitù

I carabinieri vogliono accertare se “esercitavano” in maniera consenziente o se erano costrette a farlo. Molti i goriziani che frequentavano il condominio
Di Francesco Fain

«Le indagini non sono chiuse». È quanto trapela dalle maglie fittissime dei carabinieri. Insomma, potrebbero registrarsi altri e per certi versi clamorosi sviluppi riguardo l’operazione che ha permesso di “smontare” un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione con base a Gorizia, ma con ramificazioni anche a Pordenone, Rimini e in Romania.

Consenzienti

o vittime?

In particolare, gli inquirenti starebbero cercando di capire se le donne che si prostituivano erano consenzienti oppure erano state costrette a farlo. In tal caso, cambierebbero nettamente le cose. Il fatto che vivessero quasi da “segregate” nell’abitazione di via Trieste alimenta gli interrogativi. Come evidenziato nei servizi di ieri, le ragazze romene non si vedevano in città. Poche volte lasciavano l’appartamento di via Trieste dove risiedevano e dove, anche, ricevevano i clienti. Soltanto qualche volta avevano frequentato il vicino supermercato dell’Eurospin.

Peraltro, da fonti vicine ai carabinieri, filtra l’indiscrezione che fra i clienti abituali delle prostitute c’erano parecchi goriziani. Insomma, chi doveva sapere sapeva che lì si poteva ottenere una prestazione sessuale a pagamento.

L’arresto

dei tre “organizzatori”

Un passo indietro per inquadrare la vicenda. Tre persone, tutte di nazionalità romena, erano state arrestate mentre altre sette erano state denunciate a piede libero dai carabinieri del Nucleo investigativo di Gorizia, guidato dal maggiore Pasquale Starace, con l’accusa di aver dato vita a un giro di prostituzione che operava principalmente nel capoluogo isontino, ma anche a Pordenone e Riccione (Rimini).

L’indagine, avviata nel giugno dello scorso anno, ha permesso di individuare una rete che, attirando la clientela con annunci su siti internet dedicati, faceva prostituire ragazze in diversi appartamenti del centro di Gorizia.

Le giovani prostitute, di nazionalità romena come i componenti dell’associazione criminale che gestiva l’attività, provenivano principalmente da Galati, città del sud della Romania. Per due dei responsabili del sodalizio è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre un terzo si trova agli arresti domiciliari. Nel corso dell’attività investigativa i carabinieri hanno eseguito tre perquisizioni domiciliari, sequestrando un’automobile utilizzata per portare in Italia le giovani.

Le prime segnalazioni

dai vicini

Le prime segnalazioni erano arrivate dai vicini. Molte volte, infatti, capitava che i clienti citofonassero al campanello sbagliato. È stata scoperta così un’attività di sfruttamento della prostituzione in via Trieste, all’interno della palazzina gialla accanto all’area commerciale dell’ex McDonald’s.

A seguito di queste denunce, come scritto ieri, venne attuato un servizio di appostamento. Furono anche fermati e identificati alcuni clienti. L’operazione ha portato al sequestro di diversi telefonini cellulari e numerosissime sim card. I numeri delle utenze, infatti, venivano cambiati di frequente per evitare di venire intercettate. Sequestrato pure un personal computer, usato per connettersi a Internet e postare gli annunci erotici, e addirittura una Golf Gtd, acquistata con il danaro frutto dell’attività criminale.

Ora, il prossimo passo sarà quello di capire se le donne si prostituivano volontariamente o se lo facevano perché costrette.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo