Giuseppe Tominz nelle ricerche di Alessandro Quinzi
Quella di Alessandro Quinzi per Giuseppe Tominz è una passione autentica, nata soprattutto con la bella monografia sul pittore goriziano da lui curata nel 2011 per la Fondazione CrTrieste. Ed è una passione che evidentemente continua visto che il curatore dei Musei provinciali, proprio a Palazzo Attems Petzenstein, ha tenuto una conferenza su Tominz di cui ricorre il 150.mo della morte (avvenuta a Gradiscutta).
Tra l'altro, in apertura dell'appuntamento, la sovrintendente Raffaella Sgubin ha annunciato che Palazzo Attems ospiterà a fine anno una mostra di disegni realizzati dall'artista che permetteranno così di conoscere un Tominz particolare rispetto a quello usuale di ritrattista della borghesia ottocentesca. E anche Quinzi, ieri, ha raccontato aspetti meno noti sulla produzione del pittore goriziano, ad esempio come autore di lavori di facile presa sul pubblico, slegati totalmente o quasi dalla sua produzione di ritrattista: è il caso, ad esempio, della scopertamente erotica "Venere e Cupido dormienti" (di proprietà della Fondazione Coronini Cronberg) e di un lavoro dal carattere esotico come "Donna con lume" (di proprietà dei Musei provinciali) che sono stati illustrati proiettandone le immagini. Quinzi, tuttavia, ha anche raccontato il Tominz che, a partire dal suo trasferimento a Trieste (nel 1824), da quanto si apprende leggendo il biografo croato del pittore, Ivan Kukuljevic Sakscinski, nella sua bottega d'artista dà lezioni di pittura diventando maestro di Giovanni Madrian, Giuseppe Battig, Augusto Tominz (figlio di Giuseppe).
Una curiosità: consultando gli archivi dell'Accademia di Venezia è possibile apprendere che Augusto Tominz frequentava saltuariamente l'Accademia medesima perchè doveva aiutare il padre nel lavoro.
E i dipinti sacri che si trovano in una chiesa alle Bocche di Cattaro, firmati Giuseppe Tominz e datati 1852 e 1853, secondo Alessandro Quinzi «per lo stile e per i riscontri con i disegni, vanno con certezza attribuiti ad Augusto». Tiene, tuttavia, a precisare Quinzi: «Non c'è nulla di strano: che i dipinti venissero firmati dal, per così dire, titolare e realizzati da un suo allievo, nel caso in questione da suo figlio, rientra nello spirito di una bottega d'artista come era quella a tutti gli effetti di Giuseppe Tominz».
Alex Pessotto
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