Gorizia, una Cinecittà sull’Isonzo: da laboratorio a industria

Transmedia e Kinotelje con i loro film e documentari muovono ormai un giro d’affari da 2 milioni l’anno
Nella foto, da sinistra, Oleotto, Rimau, Natoli e Cotroneo
Nella foto, da sinistra, Oleotto, Rimau, Natoli e Cotroneo

GORIZIA “Zoran, il mio nipote scemo” è stato un successo, oltre che un grande spot per il territorio, ma ha anche mosso 1,4 milioni di euro pareggiando le spese. Il film documentario di Ivan GergoletDancing with Maria” è da poco uscito nelle sale di Argentina, Cile e Russia e anche lui pareggerà il budget da 300mila euro.

Adesso l’inventore del personaggio è direttore artistico de “La contrada”

Il documentario su commissione “Sopra le macerie” di Matteo Oleotto, dedicato al terremoto del Friuli, è il punto focale della mostra allestita a Villa Manin; e nelle Valli del Natisone si sono appena concluse le riprese del lungometraggio di Gregor Bozic con Anita KravosStorie dai boschi di castagne”. mercoledì Anja Medved ha portato a Lubiana l’installazione audiovisiva “I volti delle memorie perdute nella casa di Vodnik”.

Il 12 maggio il Kinoatelje e l’associazione Palazzo del Cinema presenteranno al Kinemax il lungometraggio postumo di Jure Breceljnik Terra magica”. A novembre è poi prevista l’uscita del documentario narrativo di Cristian NatoliLa fiaba perduta”.

E, mentre tutto questo accade, nelle sale di tutta Italia è in programmazione “Un bacio”, il film diretto da Ivan Cotroneo con co-protagonista l’esordiente attore di Poggio Terza Armata Rimau Grillo Ritzberger. Nessuno fornisce cifre ufficiali ma Il Nuovo Cinema Gorizia vale oggi un giro d’affari di 2 milioni l’anno ed è in espansione.

Storie dai boschi di Nova Gorica con Anita Kravos tra fiaba e ricordi
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La scena cinematografica goriziana è effervescente e costituisce un asse economico spesso sottovalutato dalla città. Eppure, negli ultimi anni ha mosso diversi milioni di euro e non manca di potenzialità: in piazza Vittoria, intorno al Palazzo del Cinema, ruotano produttori, attori, registi, ma anche molti professionisti e tecnici di provata esperienza internazionale; tutto questo senza dimenticare i tanti sceneggiatori che, ogni estate, arrivano in città grazie al Premio Amidei.

Dalle aule e dai laboratori di restauro del Dams, fino alle sale del Kinemax, passando dagli archivi della Mediateca provinciale e dagli uffici di Transmedia o del Kinoatelje, per chi vuole avvicinarsi alla Settima arte, le risorse non mancano e la “Hollywood sull’Isonzo” non termina qui: Galaxia Film è ormai una realtà consolidata nel mondo del casting e, tra chi produce lungometraggi, c’è anche la più defilata Sine sole cinéma che, da poco, ha spostato i suoi studi dall’incubatore dell’autoporto di Sant’Andrea a Mariano del Friuli e che, come ricorda Giovanni Ziberna, sta montando, insieme allo studio goriziano Puntix, la coproduzione italo-libanese “Il risveglio del gigante”, una docu-fiction sulla storia di Santa Veronica Giuliani.

Dopo Zoran a Venezia c’è Maria grazie al fiuto di Igor Princic

«C’è parecchia carne al fuoco – conferma Igor Princic, direttore di produzione di Transmedia -. Quello che a me piace è poter fare il cinema qui e non a Roma. Farlo da qui era una sfida. La nostra linea editoriale prevede di toccare una tematica locale con valori universali o valorizzare talenti e valori locali per portarli a livelli internazionali. È quello che abbiamo fatto con Matteo Oleotto e Ivan Gergolet. La presenza del Dams è molto importante perché porta a uno scambio continuo di idee e di persone. Credo che quello che abbiamo a Gorizia sia un unicum in Europa: c’è un mix tra polo universitario, polo imprenditoriale e polo associativo. È una bella formula che in giro per il mondo colpisce un po’ tutti perché è a misura d’uomo e di passione».

Parole e filosofia condivise e confermate da Mateja Zorn, coordinatrice dei progetti del Kinoatelje: «Noi non siamo una grande casa di produzione, ma sperimentiamo e raccontiamo il nostro territorio. A Trieste girano in molti, ma è difficile che il film nasca lì. Qui, invece, si produce. C’è un modello che si sviluppa e che andrà avanti», è la certezza del direttore di produzione caprivese Andrea Badin.

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