I bimbi parlano tra loro grazie ai detenuti

Trieste, Venezia e Tunisi. Detenuti magrebini del carcere di Santa Maria Maggiore abbattono muri culturali e religiosi e uniscono le due sponde del Mediterraneo. In questi giorni stanno traducendo i messaggi dei bambini triestini, veneziani e tunisini in arabo, francese, italiano. A portarli l’associazione “Venezia: Pesce di Pace”.
La volontaria Nadia De Lazzari spiega: «Il prezioso aiuto dei detenuti fa superare barriere linguistiche e permette un dialogo tra i piccoli alunni. All’iniziativa partecipano anche gli scolari della scuola Morpurgo di Trieste».
Tra i pensieri giunti agli alunni veneziani quello di Nour, 8 anni, che scrive: «Da Tunisi a Venezia: benvenuti! Vi aspettiamo» o quello di Ahamed, 10 anni: «Mi fa piacere conoscere gli amici di altri Paesi e di religioni differenti» o ancora della piccola Nada, 9 anni: «Siamo musulmani, diamo il benvenuto a tutto il mondo. Vi vogliamo bene, siamo fratelli e amici».
La singolare notizia si è già diffusa in Tunisia. A commentarla il deputato Osama al Saghir, studi universitari a Padova e un master a Roma: «Il progetto è grandioso. Gli essere umani nel percorso di vita fanno degli errori che li portano in posti dove non dovrebbero esserci ma non rappresentano la loro vita. Quando sentiamo la disponibilità, si scopre che hanno solo deviato e che nelle carceri non c’è quello che superficialmente immaginiamo, cioè persone criminali che meritano di stare lì. I bambini fanno scoprire loro la strada giusta in un ritorno verso la correttezza. È incredibile: il progetto che ha l’obiettivo dell’amicizia e della fratellanza incontra invece nel suo percorso casi come questi. Dobbiamo sostenerlo».
A Tunisi il salesiano don Domenico Paternò spiega: «Nadia ci ha coinvolti in un circuito di fraternità e solidarietà tra bambini di scuole di Paesi diversi, religioni diverse, ambienti sociali e umani molto differenti. I messaggi meritano di essere presi in considerazione molto seria perché espressione di uno sguardo sulla vita non ancora condizionato da fattori esterni e pregiudizi. Siamo contenti che detenuti nordafricani abbiano un po’ di “casa” anche per loro». La direttrice del carcere Immacolata Mannarella sottolinea: «L’iniziativa è dentro l’idea di un carcere come palestra di vita e di accoglienza tra popoli».
“Venezia: Pesce di Pace” nasce nel 1992. Tra le iniziative ideate e realizzate che hanno ricevuto il plauso di tre Presidenti della Repubblica italiana e le benedizioni di tre Papi il “Trialogo, l’incontro dei tre fratelli in Abramo: un imam, un sacerdote cattolico, un rabbino” e “Disegni quattromani”: nello stesso foglio, distribuito da Nadia De Lazzari, disegnano i bambini di Venezia, Sarajevo, Kinshasa, Gerusalemme, Ulan Bator, Beirut, Istanbul, New York, Rodi, Yerevan, Berlino, Mosca.
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