I sindacati: riforma sanitaria indispensabile

«Quale futuro per la sanità triestina?». Questo il tema su cui ne giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato l’attenzione della città con un convegno alla Stazione marittima, in vista della...

«Quale futuro per la sanità triestina?». Questo il tema su cui ne giorni scorsi Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato l’attenzione della città con un convegno alla Stazione marittima, in vista della riforma regionale. «La riforma del sistema sanitario regionale non è solo utile o auspicabile ma indispensabile, per consentire una risposta adeguata alle esigenze della popolazione, mutate negli anni - affermano a conclusione i tre sindacati -, primo elemento fra tutti l’invecchiamento della popolazione, ma anche le mutate aspettative dei cittadini rispetto a una migliore qualità di vita. Vi è poi l’aspetto della sostenibilità economica di un sistema sanitario che assorbe risorse elevate».

I sindacati affermano di condividere tutti i presupposti su cui la Regione basa il proprio ragionamento, ma avvertono che i grandi cambiamenti vanno «metabolizzati», perché un progetto così importante «deve essere condiviso, ponderato, attento», e deve anche salvaguardare «i diritti, le necessità, le aspettative professionali e non dei lavoratori».

Inoltre «è necessario - avvertono i sindacati - il controllo e il superamento di interessi e/o ambizioni di gruppi o individuali. Riteniamo - affermano - che l’integrazione tra ospedali e più in generale fra servizio sanitario regionale e Università rappresenti un valore aggiunto, poiché anche nella sanità ricerca e innovazione sono fondamentali per garantire il progresso e il miglioramento, come pure fondamentale è formare i professionisti del futuro. Ma come procederà l’integrazione clinica con la componente accademica? E la collaborazione fra le due università regionali con maggior attenzione per le facoltà di medicina?». I sindacati chiedono inoltre più integrazione nel sistema dei medici di medicina generale, che gli ambulatori che erogano prestazioni di prevenzione e cura siano situati nei distretti e non negli ospedali, e che si realizzi una mappa regionale sui migliori centri per ogni singola patologia.

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