Il Brignoli coltiverà la vite “invincibile”

GRADISCA. L'istituto agrario Brignoli di Gradisca sperimenta la vite "invincibile": quella capace di resistere alle malattie e ai parassiti. L'interessante progetto è stato reso possibile dall'avvenuto affidamento alla scuola agraria della Fortezza di un terreno di proprietà dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Gorizia. Il terreno, che diventerà un vigneto sperimentale ma produttivo, consentirà sia di ampliare la produzione dell'istituto agrario che di attivare un nuovo progetto di alternanza scuola - lavoro a beneficio degli studenti. A darne l'annuncio è stato il dirigente scolastico del Brignoli, Marco Fragiacomo. Il terreno misura 1.6 ettari e si trova in zona Preval, nel comune di San Floriano del Collio. L'Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Gorizia finanzierà l'impianto del vigneto, mentre l'istituto - o meglio i suoi stessi studenti - lo gestirà negli anni. Con i proventi della produzione (uva e vino) la scuola superiore gradiscana pagherà l’affitto.
La scuola ha deciso di coltivare le viti seguendo un metodo biologico sostenibile ed utilizzando nuove varietà di viti resistenti alle principali patologie fungine (peronospora e oidio), sviluppate dall'Università di Udine e dai Vivai Cooperativi Rauscedo. Le varietà utilizzate saranno Fleurtai e Soreli a bacca bianca, Julius a bacca rossa, molto interessanti dal punto di vista enologico, e precoci come epoca di maturazione rispetto ai comuni vitigni. Queste varietà permettono di risparmiare sui trattamenti, quasi assenti per queste tipologie di viti resistenti - che è bene specificarlo, non sono Ogm - consentendo di abbattere i costi di produzione La ricerca di piante resistenti è materia che da sempre appassiona il mondo vitivinicolo: è iniziata in Europa nel 1840 a causa delle malattie arrivate dalle Americhe, due di tipo fungino, la peronospora e l'oidio, e un insetto, la fillossera che ha distrutto la viticultura europea e ha costretto a rifare l'impianto di tutto il vigneto europeo utilizzando una pianta innestata. che è stato di fatto il primo intervento di lotta biologica. Infatti, si è riusciti a creare una pianta unica con due genotipi differenti: radici di vite americana resistente alla fillossera e parte aerea di vite europea. Così facendo si è riusciti a trovare una soluzione per le malattie fungine in modo tale da ricomporre la viticultura europea, andando a creare quello che oggi si chiama ibridoproduttore diretto. Nel 1921 questi ibridi sono stati banditi in Italia in quanto era sorto un dubbio che fossero dannosi dal punto di vista medico. L'attività di ricerca di piante resistenti è stata comunque portata avanti da Germania, Austria, Ungheria e Svizzera a prescindere dalla normativa che non permetteva la coltivazione e la trasformazione in vino di questi genotipi. Oggigiorno diversi sono gli istituti che lavorano alla creazione di questi incroci resistenti, fra cui l'ateneo di Udine. Ora, grazie al Brignoli, saranno sperimentati nell'Isontino.
Luigi Murciano
Riproduzione riservata © Il Piccolo








