Il legame Trieste-Grecia nei racconti di tre “saggi”

Dall’addio alla terra d’origine all’approdo nella città diventata poi patria adottiva Viaggio nei ricordi di alcuni tra i più anziani componenti della comunità ellenica
Di Ugo Salvini
Silvano Trieste 15/02/2016 Sala Giubileo, incontro comunita' Greco Ortodossa
Silvano Trieste 15/02/2016 Sala Giubileo, incontro comunita' Greco Ortodossa

Testimoniano, dall’alto della loro invidiabile età - 99 anni il più anziano, 93 e 94 gli altri due -, ma soprattutto con il loro spirito, la voglia di vivere, l’entusiasmo del raccontare, che i sentimenti non invecchiano. Sono Maria Marulla Vicu, Spiros Dalla Porta Xidias ed Evangelos Pantarota, tre esponenti della comunità ellenica di Trieste, che ieri sera sono stati i protagonisti della serata che il Laboratorio della cultura della comunità greco orientale ha dedicato ai “nonni” di una delle minoranze più longeve e attive della città.

Maria Kassotakis, responsabile del Laboratorio, ha colto nel segno. Sentir narrare da tre testimoni diretti quella che è stata la loro vita a Trieste, in seno alla comunità greca, ha rappresentato, per i numerosi presenti, la possibilità di vivere per un momento le più intense emozioni di chi ama la terra d’origine, ma ha anche saputo trovare a Trieste, città dell’accoglienza per definizione, una seconda patria ed è riuscito a coniugare due culture, due filosofie di vita che, per molti versi, marciano parallele.

Il connubio fra Trieste e la Grecia affonda le sue radici nei secoli, da quando i primi mercanti, provenienti dalle terre elleniche, si stabilirono qui, per effetto dei ricchi traffici, ma anche perché vi avevano ritrovato tracce di quella naturale predisposizione ad affrontare la vita in maniera positiva che i triestini hanno nel sangue.

E così Evangelos Pantarota, papà nato in Tessaglia e mamma triestina, venuto alla luce a Trieste, nel ’23, ha raccontato di aver «fatto tutte le elementari nella scuola greca di Trieste», quella che esiste e resiste ancor oggi proprio nell’edificio attiguo alla chiesa, e di essere stato compagno di scuola di “Marulla”, puntualizzando subito però di essere «di un anno più giovane». «In casa, da piccolo, parlavo in dialetto triestino con la mamma e in greco col papà - prosegue -. Poi ho studiato greco antico al liceo». Una fase della sua vita caratterizzata da un brutto episodio: «Nell’ottobre del ’40 l’Italia avviò la campagna di Grecia - ha ricordato - e un giorno il preside mi chiamò e mi disse che dovevo abbandonare subito l’edificio perché, in quanto greco, non ero più gradito».

Maria “Marulla” Vicu, è nata a Smirne nel ’22, un momento terribile per la città, incendiata proprio quell’anno nell’ambito della guerra fra Turchia e Grecia. «I miei scapparono - ha detto - e arrivammo a Trieste, dove i miei sapevano eistere la comunità greca. Qui ho studiato e vissuto. Ricordo che, alle elementari - ha continuato - ai bambini poveri veniva donata la colazione, ma io non la volevo perché il latte non mi è mai piaciuto».

Spiros Dalla Porta Xidias, apprezzato regista teatrale, dopo aver precisato di aver voluto «parlare per ultimo perché bisogna andare in ordine di giovinezza», ha sottolineato di «aver fatto le scuole italiane e di essere stato campione triveneto di tennis. Sono rimasto cittadino greco fino al ’63, poi ho fatto il regista e poi ancora sono stato direttore della scuola greca di alpinismo, scoprendo notevoli analogie fra le montagne della Grecia e le Alpi Giulie. Durante il fascismo – ha ricordato - dovevo parlare italiano anche con gli amici greci, altrimenti erano guai. La mia lunga e fortunata esperienza di vita – ha concluso – mi porta a dire che ciò che conta nella vita è il sentimento, in particolare l'amore per la propria terra».

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