Il lungo elenco di vittime degli interventi “lumaca”

«Xe più giorni che luganighe». A Trieste ogni cosa può finire alle calende greche. E oltre. Non c’è fretta. È la città degli eterni ritorni. I tempi ordinari sono biblici. Servono sette mesi (dal 15 marzo al 15 ottobre) per la disinfestazione delle zanzare tigre, che posticipa di un’ora il giovedì l’ingresso al cimitero di Sant’Anna e all’ex camposanto militare. E sempre che le “avverse condizioni climatiche” non ci mettano lo zampino. In tal caso si potrebbe arrivare persino al prossimo inverno.
Per non parlare del problema dei giardini inquinati. Il caso era scoppiato la scorsa primavera (fine aprile 2016) dopo la scoperta di “insospettabili” livelli di tossicità in ben sette dei dodici punti campionati dall'ex giunta Cosolini per verificare l'impatto al suolo della Ferriera di Servola. Sono risultati fuorilegge piazzale Rosmini, i giardini Miniussi di Servola e il de Tommasini di via Giulia. Praticamente il polmone verde della città. Contaminate pure le aree verdi di due scuole dell'infanzia ed elementari che si trovano a Servola, oltre ai cortili della chiesa San Lorenzo e dell'Associazione amici del presepio in via dei Giardini. A distanza di 10 mesi, con le elezioni nel mezzo e promesse elettorali dimentica, non si è ancora deciso in che modo intervenire. La Regione ha stanziato 350mila euro, che non si sa ancora come utilizzare. «Si tratta di un problema ambientale molto complesso ed articolato, ovvero l'inquinamento diffuso e multisorgente di un’area urbana, che è tema noto nella letteratura scientifica come problematica presente in tutto il mondo occidentale. Un tema che non è mai stato indagato in maniera sistematica e che invece viene affrontato per la prima volta dal punto di vista operativo proprio qui a Trieste», ha fatto sapere giusto ieri l’assessore regionale all'Ambiente Sara Vito in risposta ad un affondo M5S. Una questione complessa e difficile. Se ne riparlerà chissà quando, dunque.
Il Tram di Opicina, “nato disgrazià”, è fermo a tempo “indeterminato”. L’ultima disgrazia risale allo scorso 16 agosto: uno scontro frontale tra due vetture storiche. Uno stop che si aggiunge alla lunga lista dei precedenti: la storica linea è stata sospesa per lavori improcrastinabili fra il 2005 e il 2006 e poi nuovamente fra il settembre 2012 e l'agosto 2014 per complessivi 690 giorni. A nulla serve che il tram sia una delle più importanti attrazioni turistiche della città. La Trieste Trasporti, che pure ha vinto in cordata la gara europea del trasporto pubblico locale, non sembra avere fretta. Neppure la petizione dei commercianti e imprenditori di Opicina ha smosso le acque. Le due vetture incidentate sono state mandate in officina con molta calma dopo il dissequestro giudiziario.
Il restauro non è tra i più semplici. Tra fine di marzo e gli inizi di aprile, salvo intoppi, sarà pronto il primo dei due tram, il 404. A maggio, invece, il 405. Concluse le riparazioni, è necessario sottoporre i mezzi al collaudo tecnico e funzionale lungo i binari. Ma per ripartire davvero con le vetture in strada è necessario il nulla osta dell'Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, organismo del ministero dei Trasporti), che dovrebbe ordinare alcuni aggiustamenti lungo la linea per evitare incidenti come quello di agosto. Un’altra estate probabilmente sarà passata e sarà un’altra estate senza “Tram de Opcina”.
Mentre un intero inverno passerà con il Pedocin chiuso o quasi. Una cosa che non era mai accaduta in un secolo e oltre di storia dell’unico stabilimento balnerare in Europa che divide con un muro i maschi dalle femmine. Il rischio ormai c’è. Lo storico bagno “Alla Lanterna”, nonostante i suo i successi cinematografici (l’anno scorso è sbarcato sulla Croisette a Cannes con il film “L’ultima spiaggia”), rischia la serrata. A ottobre l’amministrazione, dopo aver incassato una quarantina di abbonamenti invernali (validi fino a fine marzo), decide l’apertura del bagno solo due giorni a settimana (martedì e venerdì) senza neppure informare i frequentatori. Poi, dopo le proteste, l’assessore Giorgio Rossi si dice disponibile all’autogestione o all’affidamento del Pedocin a un’associazione di volontariato identificata con la Pro Senectute. Ma tutto resta “sospeso”. Ci pensa la bora a 145 chilometri all’ora a fine gennaio togliere tutti dall’imbarazzo depositato un pezzo di eternit. Pedocin chiuso almeno fino ad aprile decreta il Comune. «Un’autentica brutta figura», sentenzia l’avvocato Claudio Giacomelli di Fratelli d’Italia che sostiene la maggioranza.
In questo rosario di tempo perduto ci sono anche le eccezioni. La Sala Tripcovich, per esempio, fu realizzata all’interno nella stazione delle autocorriere in soli sei mesi nel 1992 per sostituire il Verdi. Sarà per questo che il Comune la vuole buttare giù.
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