Il “mille divieti” va avanti E sale la paura dei ricorsi

Nessun dietrofront. Sul nuovo Regolamento di polizia urbana, ancora all’esame in seduta congiunta della Prima e della Sesta commissione, non c’è al momento nessun passo indietro sui punti contestati da più parti. Anche se le perplessità, non solo da parte dell’opposizione, abbondano. Perplessità sui termini, che inducono i consiglieri ad aprire i dizionari per verificare l’esatto significato della parola “bivaccare”. Ma anche perplessità di sostanza, perché un timore condiviso è quello di dover affrontare, una volta che il Regolamento sarà passato, una marea di ricorsi da parte dei cittadini. Rimane quindi il divieto di stazionare seduti o di bivaccare nelle strade e nelle piazze e di sdraiarsi sulle panchine impedendone il normale utilizzo.
Resta il divieto di accattonaggio e, per i cittadini, quello di elargire denaro come elemosina. Permane inoltre il veto ai “parcheggiatori abusivi”, che se colti sul fatto potranno subire il sequestro di collanine, braccialetti e accendini. E resta in piedi pure la proibizione di consumare bevande alcoliche e di fumare in tutti i giardini pubblici, e non più solo in prossimità delle aree giochi per tutelare i bambini. Dovranno fare attenzione anche i clienti delle prostitute su strada: meno rischioso recarsi a piedi a contrattare le prestazioni sessuali, perché se la loro auto sarà sorpresa a sostare davanti a una prostituta potranno essere sanzionati. Ma come valutare, per esempio, chi è passibile di sanzione per “bivacco”? «Da ragazzina ricordo che in gita scolastica ci si sedeva per terra per mangiare un panino», sottolinea per esempio la consigliera Barbara Dal Toè della Lista Dipiazza, chiedendosi se anche questo possa essere ritenuto “bivacco”. «Non è qualcosa che può essere valutato in maniera oggettiva - contesta Paolo Menis dei 5 Stelle -. Anche gli studenti che aspettano l’inizio delle lezioni fuori dalla scuola stanno bivaccando? Mi sembra ridicolo». «Qual è il senso per il bene comune e per la convivenza civile di un articolo come questo?», si chiede Fabiana Martini del Pd.
«Mi rendo conto che questa norma faccia discutere - spiega il vicesindaco Pierpaolo Roberti - ma nella maggior parte delle città esistono ordinanze che vietano comportamenti di questo tipo per tutelare il decoro urbano. Se non mettiamo un divieto rischiamo di dover fare come in piazza Sant’Antonio, dove si è dovuta recintare la scalinata davanti alla chiesa per sconfiggere il fenomeno del bivacco». Altro punto caldo quello relativo all’accattonaggio. «Come spiegheremo al cittadino - si chiede la civica Maria Teresa Bassa Poropat - che sarà multato se darà l’elemosina a un mendicante?». «Vanno colpiti l’accattonaggio molesto e il racket, con indagini che riescano a risalire alle fonti - sostiene l’ex sindaco Roberto Cosolini -. Qui stiamo colpendo il cittadino, che in base a una consuetudine consolidata offre il proprio denaro a chi è in situazione di difficoltà. E rischiamo contenziosi». Quanto al divieto di bere e fumare nei parchi, interviene il consigliere Guido Apollonio di Forza Italia: «Chi di noi non si è mai fermato al parco su una panchina per bersi una birra in una bella giornata di sole?». «Più che vietare di fumare in tutti i giardini pubblici dovremmo sanzionare chi getta i mozziconi per terra», sostiene sempre Cosolini, che chiede tra l’altro un aggiornamento sui passaggi del decreto legge sulla sicurezza urbana a firma del ministro dell’interno Marco Minniti. E c’è già chi scherza a questo proposito: «Minniti è molto più duro di Roberti», dicono in aula.
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