Il monte Calvario abbandonato a se stesso Pista per il motocross

Nell’anno del centenario della Grande Guerra, la denuncia di Fantini del Cai di Gorizia: «Nessuno fa manutenzione»
Di Francesco Fain

Il calvario... del monte Calvario. Facile ironie a parte, è questo il “destino” di uno dei luoghi-simbolo delle nostre zone.

A rilevarlo il Cai di Gorizia nella persona del socio Fulvio Fantini. Nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo e il resoconto è tutt’altro che esaltante e positivo. «Il monte presenta una natura franosa e, quindi, è molto fragile - premette Fantini -. Anni fa, quando le mie escursioni sul monte erano giornaliere, ho avuto la possibilità di conoscere molto bene questa altura grazie all’incontro fatto lungo un sentiero con un abitante del borgo, tale signor Sitar (oggi non c’è più): quest’uomo, imponente e dotato di una forza straordinaria, era diventato una leggenda per me “cittadino”. Conosceva ogni sentiero del Calvario: con il suo quotidiano lavoro curava il suo bosco e manteneva praticabili i diversi sentieri che da piazza Bratuz arrivano fino alla sua sommità, dove si trova l’Obelisco del 1920, a memoria dei tanti morti della Grande Guerra. Oggi quei sentieri sono quasi impraticabili. Alcuni sono scomparsi, altri nascosti da una vegetazione rigogliosa».

Un triste destino soprattutto nel periodo in cui si ricorda il centenario della Prima guerra mondiale. «La mia escursione - continua Fantini - è partita dalla parte dell’Isonzo, dalla piazzetta davanti alla Chiesa: dopo 10 minuti di salita, ho visitato l’altare dedicato alla Madonna. Dietro l’altare c’è una grotta, una protezione per la comunità di Piedimonte, che tante vite ha salvato anche durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Questo luogo di preghiera è, forse, l’unico sito del monte curato! Ciò è dovuto alla passione di due donne, abitanti nel borgo, che quotidianamente dedicano tempo per mantenere decorosa e accessibile l’area. Mentre tanta parte dell’altura è lasciata al degrado più assoluto, i carabinieri celebrano l’anniversario della Battaglia del Podgora del 2° e 3° Battaglione Carabinieri Reali. Ho inoltre saputo che non è presente nel borgo nessuna associazione che abbia come finalità statutaria la cura di questa parte del nostro territorio. Credo di non sbagliare quando affermo che il nostro Calvario ha subito nella sua storia tragedie umane e sfregi paesaggistici enormi».

Fantini entra nel dettaglio: «Ma oggi il Calvario deve difendersi da nuovi aggressori: la monocoltura della vite, la presenza numerosa dei cinghiali che hanno condizionato il territorio, non ci sono più linci, volpi, tassi e caprioli. L’altra “piaga” è rappresentata dalla presenza giornaliera di tanti appassionati di motocross che, con le loro moto, aumentano il degrado del monte. Penso che una parte così storicamente importante del nostro territorio, anche in concomitanza del centenario della Grande Guerra, abbia urgente bisogno di una seria progettazione manutentiva e di una severa vigilanza ambientale».

«La scarsa conoscenza di questi temi e il conseguente menefreghismo sono indiscutibili cause del progressivo degrado di tutta la zona».

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