Il padre: «Abbiamo capito quando era troppo tardi»

Lo strazio del genitore: «Lasciateci nel nostro dolore, cerchiamo di andare avanti» Emerge che il parto tenuto segreto dalla ragazza di 16 anni è avvenuto giovedì notte
Di Laura Borsani
Bonaventura Monfalcone-12.10.2011 Zona Aris-San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-12.10.2011 Zona Aris-San Polo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

«L’abbiamo scoperto così, all’ultimo». È una sola, straziante, frase, quella proferita dal padre della sedicenne di Ronchi dei Legionari che ha partorito un feto, poi trovato nell’armadio, all’interno di una borsa. Poche parole “gridate” nell’animo di un uomo, e di una famiglia, distrutto dal dolore. Uno choc intimo e profondo, per la loro “bambina” trovatasi a gestire da sola, in angoscioso silenzio, una gravidanza e un dramma più grandi dei suoi soli 16 anni.

Per la famiglia il trauma non può che essere deflagrante. I genitori si sono accorti di quanto la propria figlia ha dovuto sostenere, purtroppo, troppo tardi. E la disperazione per non aver capito cosa le fosse accaduto e le stesse accadendo, è esplosa con tutta la sua potenza nel momento in cui quella creatura senza vita è stata trovata nell’armadio.

Il padre della ragazza si è limitato ad aggiungere: «Lei ha figli?». Non si può capire veramente lo squarcio interiore che un padre e una madre affrontano in circostanze simili.

Tutto si ferma, il cuore si ferma, la mente tenta di elaborare ciò che non si può ancora elaborare, e consegna un profondo, rispettoso invito: «Lasciateci nel nostro dolore. Stiamo cercando di andare avanti, di dimenticare», ha chiuso l’uomo dai toni pacati, ma decisamente provato.

La sedicenne fino a ieri mattina era ancora ricoverata al reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale San Polo. Le sue condizioni sono buone. La salute è stata recuperata. È giovane e forte. Restano altre ferite, tanto invisibili quanto forse mai rimarginabili.

La ragazza ha rischiato la vita. Quando venerdì mattina s’è presentata al San Polo, accompagnata dalla madre, la situazione è apparsa subito grave, di fronte ad un vero e proprio choc emorragico.

Un’emorragia importante, fermata grazie all’intervento chirurgico di revisione e raschiamento della cavità uterina.

La giovane ha ripetuto di non sapere di essere incinta. Ai sanitari avrebbe riferito di aver avuto il ciclo mestruale. Certo è che questo è il primo caso di tale portata e complessità che l’ospedale di San Polo abbia mai registrato.

Ciò che pare plausibile, tuttavia, è che la ragazza abbia subìto un aborto spontaneo, ma saranno le indagini e soprattutto l’autopsia sul feto a fornire le reali risposte in tal senso.

Dai pochi elementi a disposizione, si può annotare, nella scansione degli eventi, che tutto è accaduto giovedì notte. E che i genitori non si sarebbero accorti di nulla. Ognuno nella propria camera da letto. Come abbia potuto gestire la ragazza quella pesante e drammatica situazione rimane materia di verifica inquirente da parte dei carabinieri della Compagnia di Monfalcone, che hanno assunto le indagini. Una volta giunta al Pronto soccorso, venerdì in tarda mattinata, secondo una prima, approssimata diagnosi, di natura da determinare, sarebbe stata ipotizzata una gravidanza riconducibile a 22 settimane. Gravidanza comunque in quel momento non comprovata. Fino alla circostanza del rinvenimento di quel piccolo feto, quando la madre, nella giornata di sabato, era rientrata a casa dopo aver trascorso la notte di venerdì a fianco della sua “bambina”. Nel riassettarsi e nel raccogliere il cambio per la figlia, ha trovato il feto nell’armadio, dentro una borsa. E non ha potuto fare altro che chiamare i carabinieri e riferire tutto anche ai sanitari dell’ospedale di San Polo.

Intanto proseguono le indagini. I militari della Compagnia di Monfalcone nel tardo pomeriggio di sabato hanno avviato le verifiche, con la perquisizione all’abitazione di Ronchi dei Legionari, che è stata transennata. Hanno eseguito gli accertamenti e i prelievi avvalendosi di un reparto specializzato. Hanno prelevato e posto sotto sequestro il feto, ora ospitato all’obitorio del San Polo, a disposizione dell’autorità giudiziaria, ai fini dell’esecuzione dell’autopsia. Hanno ascoltato i genitori. Hanno ascoltato anche un ragazzo che si trovava all’esterno dell’abitazione. In ospedale hanno acquisito gli atti sanitari, il referto medico, la cartella clinica della ragazza. Un lungo e articolato lavoro di ricerca e recupero di elementi e testimonianze utili a cercare di far luce sulla drammatica vicenda. Tutto è stato inoltrato al Tribunale per i minorenni di Trieste e alla Procura di Gorizia, in ordine alle verifiche e agli accertamenti legati in particolare alle fasi susseguitesi dal momento in cui la ragazza è stata accolta in Pronto soccorso fino all’intervento subito nel reparto di Ginecologia-Ostetricia.

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