Il Pd: «Teatrino indecente pensano già alle comunali»

Stop a tagli e ridimensionamenti nei servizi sanitari goriziani, valorizzazione, anche a livello regionale, delle eccellenze del San Giovanni di Dio, potenziamento del personale e nuova visione della sanità transfrontaliera. Sono alcune delle richieste alla Regione contenute nella mozione "mista" di centrodestra, Movimento 5 Stelle e Fuori l'Italia dall'Ue, che grazie ai voti compatti della maggioranza e dei grillini (22 favorevoli contro i 13 contrari del centrosinistra) l'altra sera il Consiglio comunale di Gorizia ha approvato dopo quasi cinque ore (erano le 22.27) e tanto estenuanti quanto infruttuose trattative per arrivare ad un documento unitario. Come dimostrano, del resto, anche le altre due votazioni effettuate dall'assemblea: quella che ha bocciato la mozione presentata da Stefano Abrami (Gorizia 2032) per “verificare l'eventuale volontà di arrivare a documento condiviso”, con i 23 voti contrari di centrodestra e M5S e le astensioni di Bianchini (Sel), Cingolani (Pd) e Tabaj (Ssk), e quella che ha respinto la mozione del centrosinistra (21 i contrari, anche qui tra maggioranza e grillini, e l'astenuto Baiocchi di Fuori l'Italia dall'Ue). Come a confermare che in fondo la distanza tra le parti emersa e cementata nelle scorse settimane non poteva più essere colmata.
Tornando alla mozione uscita dal Consiglio, per quel che riguarda la politica ospedaliera tra le richieste troviamo, ad esempio, l'attivazione a Gorizia di una Terapia intensiva cardiologica sulle 24 ore, così come sulle 24 ore, 7 giorni su 7, dovrebbe funzionare il servizio pediatrico. Poi valorizzare Oncologia con una nuova struttura di Senologia, e implementare Urologia quale servizio d'eccellenza. Ancora, si punta ad assicurare al servizio trasfusionale di Gorizia il mantenimento della reperibilità notturna, prefestiva e festiva, bloccando il trasferimento del centro unico di validazione a Palmanova. Come a Merano (su indicazione del M5S), anche a Gorizia dovrebbe nascere poi un Servizio di Medicina complementare. Per la "politica territoriale", ribadita la necessità di adeguare gli organici per assistenza e infermieri, si vorrebbe tra le altre cose prevedere un Unità di cure palliative in ogni distretto, dare un orientamento maggiormente volto alla prevenzione del Sert, non limitandosi alla riduzione del danno, e risolvere le contraddizioni di un Hospice per i malati terminali oggi inserito nella rsa, aumentando anche i posti letto di quest'ultima, che attualmente non ha spazi sufficienti. Posizioni e richieste in buona parte condivise e condivisibili da tutto il Consiglio. Ma sono i voti sulle mozioni, e di conseguenza le prese di posizione politiche, ad alimentare le polemiche. Se per i segretari comunale e provinciale del Pd Franco Perazza e Marco Rossi la maggioranza di centrodestra ha agito «per far campagna elettorale giocando pericolosamente sulla salute delle persone» i consiglieri comunali del Pd Cingolani, Furlan, Peterin e Rota definiscono il Consiglio sulla sanità «un teatrino elettorale indecente. Pur dicendosi d'accordo con i contenuti del nostro documento la maggioranza lo ha bocciato semplicemente perché il centrosinistra lo aveva sottoscritto e depositato negli uffici comunali prima di portarlo in Commissione Welfare, dove avrebbe potuto essere modificato secondo i suggerimenti di tutti». Stilettate anche al Movimento 5 Stelle, il cui comportamento per il Pd avrebbe «svelato quello che era sin dall'inizio l'obiettivo dei due schieramenti: far campagna elettorale in vista delle comunali». Emanuele Traini (Federazione della Sinistra) si dice «sconcertato dall'imbarazzante svolta a destra del Movimento 5 Stelle», e parla di un Consiglio comunale che è stato trasformato in una mera azione politica a pochi mesi dalle elezioni. «Questi sì che sono 4mila euro buttati - attacca Traini -. Quando si dovrebbe parlare dei problemi della città il centrodestra si nasconde dietro la necessità di risparmiare sui gettoni dei Consigli comunali, mentre quando fa comodo politicamente questa preoccupazione viene meno».
Marco Bisiach
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