Il polo nautico cresce nuovi maestri d’ascia

Skabar e Simonit di AA Custom mantengono la tradizione
Di Giulio Garau

Da spin off del cantiere Alto Adriatico, che ora fa yacht di grandi dimensioni oltre che barche in legno, a vera e propria azienda artigianale dedicata alla ristrutturazione delle imbarcazioni e al recupero filologico di quelle storiche. Non è soltanto una vocazione quella di Monfalcone per le barche e i cantieri, è un vero amore che sta facendo crescere nuove realtà e soprattutto sta conservando l’antica arte dei maestri d’ascia.

Era il 2008 quando Paolo Skabar di Prosecco e Odilo Simonit di Monfalcone, due maestri d’ascia, dopo una vita nel cantiere Alto Adriatico, hanno deciso di mettersi in proprio rilevando la quota di AACustom (ovvero Alto Adriatico Custom). Prima un piccolo capannone, ora, ed è notizia fresca, l’allargamento nel comprensorio ristrutturato del marina Ocean. Proprio quei luoghi che il Cantiere Alto Adriatico ha lasciato per trasferirsi sulla sponda opposta del canale. Un polo nautico, quello del Lisert, “innaffiato e coccolato” con cura e attenzione dal Consorzio per lo sviluppo industriale che sta facendo fiorire cantieri di alta eccellenza nel campo nautico. Dai maxi yacht unici della Monte Carlo Yachts ai gioielli in legno riparati e riportati all’originale splendore grazie all’abilità dei maestri d’ascia sulle due sponde del canale Est Ovest.

Soci da sempre Odilo e Paolo, che stanno lavorando con due dipendenti e un nutrito gruppo di collaboratori dalle professionalità altissime. Tra questi anche Federico Lenardon, l’unico discepolo che ha avuto Carlo Sciarelli. E c’è proprio una barca progettata da Sciarelli ora in uno dei capannoni che è in riparazione. Un’esperienza lunga quella dei due maestri d’ascia che hanno lavorato, ancora nel lontano 2002 su altri pezzi unici di Sciarelli, come Tiziana IV.

Riparazioni filologiche pure e, quando non è possibile, l’utilizzo della nuova tecnologia del fasciame incrociato per le ricostruzioni. «Abbiamo clienti che arrivano da tutte le parti del mondo - raccontano - dagli Stati Uniti ai mari del Nord». Segreti e abilità che non tengono solo per loro, ma mettono a disposizione dei tanti allievi che arrivano per gli stage dagli istituti regionali di formazione. E i più bravi rimangono in cantiere a lavorare.

Ma non ci sono soltanto le barche antiche. Qualche anno fa l’esperienza, straordinaria, della costruzione completa degli allestimenti interni, in stile mininalista, di un motoscafo da 44 metri, H2OME progettato dallo studio Navirex di Genova e realizzato dalla Mmgi Shipyard che confina con loro e che sta crescendo come la AACustom.

«È stato incredibile - racconta Odilo - non ci sembrava vero realizzare quei pannelli in varie essenze di legno, era facilissimo montarli su quegli scheletri in legno. E il tutto doveva essere fissato su appositi sostegni. Quel motoscafo grazie alle due turbine a gas, come quelle di un aereo, raggiunge i 45 nodi. Era l’armatore che suggeriva l’arredamento e dietro il progettista disegnava». Una barca unica rivenduta poi a un russo. Gli altri cantieri vicini hanno bussato alla porta per un nuovo progetto, ma Odilo e Paolo hanno dovuto declinare l’offerta: «Non ce la facciamo, siamo già pieni di lavoro». C’è in lavoro (bisogna rifare la coperta in teak) di un lussuoso Swan da 60 piedi che è chiuso in uno dei capannoni, e sono in lavoro dei bellissimi 550 (barche da regata stazzate internazionalmente) interamente in legno e che hanno 50 anni.

E in ufficio sta passeggiando un altro armatore che deve riparare il suo Sloop del 1909 costruito dal cantiere Robertson famoso per le barche di Coppa America. Gli occhi di Odilo e Paolo Luccicano, resterebbero ore a parlare dei loro gioielli riportati in vita come il San Nicolò, la più antica imbarcazione in legno del lago di Garda, 21 tonnellate di stazza e di 19 metri di lunghezza. «Stava affondando l’abbiamo salvata». O il Can Can, varato a Stoccolma alla fine degli anni ’50 e recuperata dal figlio del vecchio costruttore, dopo varie traversie. «Da piccolo andava a vela con il padre, l’ha ritrovata e recuperata. Tutta originale, tranne l’albero. L’ha voluto in carbonio».

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