Il rapporto natura-scienza nelle poesie di Gabriella Valera

Il rapporto tra natura e scienza, ma anche quello tra poesia e solidarietà, sono stati al centro della presentazione di “Le molte case dei miei ritorni”, il volume cui è stato dedicato il nono appuntamento de “Il Giovedì del libro” in biblioteca. La poesia è tornata al centro della rassegna grazie a Gabriella Valera Gruber, autrice triestina, e a Sandro Pecchiari che ha dialogato con l’autrice. La Gruber, insegnante di Storia e Critica storiografica all’Università di Trieste, ha pubblicato decine di volumi sulla sua ricerca scientifica, ma è anche al suo terzo libro di poesie, la sua grande passione. «Il passaggio da un linguaggio scientifico proprio della sua formazione alla parte creativa e poetica è la grande sfida vinta da Gabriella» ha detto Pecchiari prima di leggere ed illustrare alcuni versi significativi della produzione di Valera Gruber, soprattutto quelle sul rapporto tra natura e scienza e tra natura e uomo sotto forma di piacevole incontro specie nelle descrizioni di alcuni paesaggi, oppure scontro (il sole che crea rughe sul viso dell’uomo, per esempio). Per questo motivo, spesso nelle poesie della scrittrice triestina la natura è umanizzata, come quando Valera Gruber immagina un dialogo tra una rosa e la luna. «Per me la poesia è movimento – ha detto l’autrice – dondolarsi tra il restare e l’andare, ma soprattutto il vagare in un luogo che non si riesce a comprendere e il bello è proprio l’accettare questo limite: così concepisco l’essere umani». Con il marito Ottavio, presente in sala e conosciuto proprio grazie a una poesia, Gabriella ha fondato Poesia e Solidarietà, un’associazione di volontariato che promuove poesia e solidarietà, intesi come valori, nei luoghi del sociale per i giovani o gli anziani. «La grandezza della poesia risiede nella relazione che si può creare con il mondo, nella comunicazione che grazie a essa si può instaurare non solo tra gli uomini, e questo è il senso della solidarietà, ma anche tra noi e il tempo, tra passato e futuro».
Michele Neri
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