Il ritorno di Ferone con i Pensionati «per servire la gente»

Rieccolo, Luigi Ferone. Sessantotto anni, il “Pensionato” che non va mai in pensione, è pronto a scommettere su Dipiazza e a prendersi una poltrona in Consiglio comunale. Consigliere regionale per...
Di Gianpaolo Sarti

Rieccolo, Luigi Ferone. Sessantotto anni, il “Pensionato” che non va mai in pensione, è pronto a scommettere su Dipiazza e a prendersi una poltrona in Consiglio comunale. Consigliere regionale per due legislature, eletto prima con Illy e poi con Tondo, ha lavorato per quarantun anni in polizia e ha fondato anche un sindacato. Grazie alla politica oggi incassa ogni mese 2.500 euro netti di vitalizio. «Li verso quasi tutti al partito». Si ricandida, ancora una volta, con i Pensionati «per spirito di servizio». Recordman di interrogazioni in era Tondo, era il pungolo della giunta. In Regione riecheggia ancora la clamorosa bestemmia in aula contro l’allora assessore al Lavoro Angela Brandi. Era il 31 gennaio 2012, la crisi economica gli aveva fatto perdere i gangheri. Si era conquistato le prime pagine dei giornali e le pacche sulle spalle dei colleghi. «C’era voluta una bestemmia per parlare di me».

Ferone, di nuovo lei.

Mi sono candidato per servire il mio partito e perché me lo hanno chiesto in molti. Oggi la situazione dei pensionati è ancora più difficile e le condizioni dei giovani sono pessime. Importiamo manodopera di basso livello e i nostri ragazzi emigrano. A Trieste ci sono 7mila disoccupati, il momento è difficile. Uno dei problemi dei giovani è che chi potrebbe non va in pensione.

È vero e così non si liberano posti. E lei perché non va in pensione?

Per spirito di servizio. Prendo un vitalizio di 2.500 euro mese grazie alle mie due legislature in Consiglio regionale, una somma che verso quasi interamente al partito. Non abbiamo finanziamenti pubblici, non ho mai fatto tessere a pagamento, ho sempre pagato tutto io. Io ho ideali veri.

Quali sono?

Servire la gente e i più poveri. Io vengo dalla polizia, quando ho visto i soprusi che c’erano mi sono alzato e ho creato un sindacato di polizia. Ero in prima linea, ho firmato decine di accordi. Quando sono andato in pensione ho dato la mia disponibilità a continuare la battaglia. Sono stato eletto due volte in Regione senza organizzazione né mezzi.

Sfornava decine di interrogazioni, sfiancava la giunta.

In Regione se le ricordano ancora: dalla solitudine degli anziani alla “recrudescenza dell’alcol”. Dalle bandiere da regalare alle famiglie, ai cinghiali accoppati. Mi sono battuto per tutto.

Oggi sostiene Dipiazza, perché?

È l’unica soluzione per la città, è un decisionista. Ha grande esperienza, la sua Trieste è migliore. Sapeva dare riposte alla gente.

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