«Il sindaco si attivi contro l’abusivismo»

Mozione dei consiglieri democratici Toncelli, D’Adamo, Zerjul per combattere il lavoro nero

Per battere abusivismo e lavoro “nero” non basta il sistema sanzionatorio, non basta l’impegno degli organi preposti, necessita «un nuovo patto sociale», in grado di raccogliere e coordinare le energie istituzionali e imprenditoriali, con l’obiettivo di debellare una piaga profonda e diffusa.

A prendere l’iniziativa sia allora il sindaco, che può chiamare a raccolta le parti sociali per tracciare insieme a esse un percorso virtuoso di collaborazione, che non si limiti alla “moral suasion” ma che definisca azioni concrete.

Perciò tre consiglieri comunali del Pd hanno presentato una mozione intitolata “Trieste bandisce dal suo territorio ogni forma di lavoro nero o irregolare”, mozi8one che sarà discussa martedì 23 febbraio alle 12 dalla Commissione III. A sottoscriverla lo stesso presidente della commissione, Manuel Zerjul, il capogruppo Marco Toncelli, Angelo D’Adamo (già dirigente sindacale e oggi impegnato nelle associazioni dei consumatori). Il testo, illustrato ieri mattina nel corso di un incontro con la stampa, prevede anche un coinvolgimento dell’Università con funzioni di «certificatore della buona impresa operante sul nostro territorio».

Gli esponenti “dem” hanno letto i recenti dati di Confartigianato, secondo cui i tre quarti delle aziende del territorio sono a rischio di “concorrenza sleale” e un quarto di queste addirittura “ad alto rischio”. L’aspra stagione economico-sociale, le difficoltà occupazionali certo non aiutano le pratiche migliori - hanno detto i consiglieri del Pd - tant’è che frequenti sono le violazioni e le elusioni delle regole contrattuali. Il Cles (Comitato per l’emersione del sommerso) ha comunicato che nel corso del 2014 - ma la tendenza verrebbe confermata anche nel 2015 - su 695 aziende ispezionate sono state rilevate 217 irregolarità, con 387 lavoratori irregolari e 98 “in nero”.

Ma questo diventa un serio problema anche di carattere economico, poichè falsa la corretta competizione inter-aziendale: un dipendente in regola - ha calcolato Zerjul - costa 25 euro/ora, un dipendente “in nero” costa 8 euro/ora. La differenza di 17 euro apre voragini di concorrenza taroccata a base di “dumping” contributivo e retributivo. Senza contare le minori garanzie di sicurezza per il consumatore finale.

magr

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